Licenziato da Veritas. Il giudice: va riassunto
MESTRE. Nonostante fosse stato addirittura campione del mondo di culturismo (nel 1999), era rimasto in malattia dall’1 ottobre al 23 ottobre dello scorso anno per una gastroenterite, ma stando a Veritas, di cui era dipendente come netturbino dal 1985, continuava ad allenarsi in quei giorni e, inoltre, gestiva la palestra Asd Big Gym Center di via Calabria. Così, l’azienda comunale lo ha licenziato per giustificato motivo.
Ieri, però, il giudice del lavoro Chiara Coppetta Calzavara, alla quale Sandro Brocca ha presentato ricorso con gli avvocati Stefano Tigani e Piero Coluccio, ha annullato il licenziamento e ha condannato Veritas a riassumerlo, oltre che a pagargli gli stipendi dei mesi che non aveva percepito.
I vertici di Veritas avevano addirittura incaricato un’agenzia privata d’investigazione di seguire Brocca: i legali dell’azienda, gli avvocati Andrea Bortoluzzi e Marta Molesini, hanno consegnato durante l’udienza le foto e le riprese fatte sia all’ esterno sia all’interno della palestra di via Calabria e hanno anche testimoniato i due investigatori (un uomo e una donna). Hanno dimostrato che l’ex campione, durante la malattia, per due ore al giorno si allenava, non sono invece riusciti a convincere il giudice che svolgesse un lavoro, quello di gestire la palestra. Brocca ha spiegato che nel pomeriggio rimaneva alla Asd Big Gym per attendere la compagna, titolare della palestra. Il sospetto, inoltre, era che facesse da trainer ad alcuni frequentatori, ma lui ha spiegato che si limitava a dare qualche consiglio a chi lo chiedeva, sapendo che era stato campione del mondo.
«Ritiene il giudicante», si legge nella sentenza, «che non vi sia prova alcuna di svolgimento di attività lavorativa nè retribuita nè non retribuita...L’unica attività posta in essere è quella di allenamento personale e, al più, di allenare un gruppo di appassionati di body building ma per hobby, per passione e diletto, senza alcun vincolo e impegno che abbia le caratteristiche di una prestazione lavorativa autonoma e subordinata». E il giudice prosegue: «Di per sè lo svolgimento di attività lavorativa o extralavorativa durante la malattia non costituisce un illecito ove non sia espressione della simulazione della malattia...circostanza che non è nemmeno contestata». Dunque i certificati non dichiaravano circostanze fasulle, Brocca soffriva davvero di quella patologia che gli permetteva di rimanere a casa e di evitare di andare al lavoro. Per quanto riguarda gli allenamenti quotidiani, infine, è lo stesso medico specialista e curante dell’ex campione di culturismo ad avergli consigliato di proseguire a tenersi in forma. E il giudice scrive che l’attività fisica può essere contestata solo provando che l’allenamento durante la malattia può aggravare lo stato di salute del dipendente, circostanza smentita dal medico curante.
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