Licenziamenti, rabbia alla Venini Sciopero di 8 ore, oggi si replica

Murano. La storica azienda di vetro ha deciso di tagliare quattro dipendenti. Ieri ottanta lavoratori hanno incrociato le braccia. «La protesta non si ferma, andremo avanti a oltranza fino a venerdì»
Di Simone Bianchi

MURANO. Sindacato sul piede di guerra contro la Venini. Ieri è stato attuato il primo giorno di sciopero: otto ore che hanno coinvolto l'ottantina di addetti per protesta contro la scelta di licenziare quattro colleghi giovedì sera, dopo anni di attività svolta nella storica azienda produttrice di vetro artistico.

All'esterno della stessa, in Fondamenta dei vetrai, gli addetti hanno manifestato in maniera composta, consegnato volantini ai passanti e spiegato la situazione. Doveva essere una sola la giornata di sciopero, ma sempre ieri la Filctem-Cgil ha deciso di passare alle maniere forti, annunciando che sarà sciopero a oltranza fino a venerdì. «Non accettiamo l'accaduto e vogliamo andare fino in fondo», afferma il segretario per Venezia del settore vetro, Michele Pettenò. «In giornata i quattro addetti sono andati dagli avvocati del nostro ufficio legale per impugnare i licenziamenti, e siamo pronti anche a occupare l'azienda. Temiamo una pericolosa reazione a catena perché sono tantissime le aziende muranesi in difficoltà».

Sempre ieri il sindacato ha chiesto la convocazione urgente di un tavolo all'Ufficio lavoro della Città Metropolitana, ma ha anche tentato un dialogo con l'azienda. «A Venini chiediamo l'immediato ritiro dei licenziamenti perché non hanno senso. C'erano i termini per poter proseguire con gli ammortizzatori sociali e i contratti di solidarietà, ma non siamo riusciti a discuterne. Ci appelleremo anche al Ministero del Lavoro a Roma, ed entro la settimana convocheremo una grande assemblea dei lavoratori del vetro in Calle Briati. Non possiamo lasciare che passi questa situazione, sarebbe un segnale gravissimo». Tanta la rabbia e il disappunto tra chi sta perdendo il lavoro. «Dopo anni di cassa integrazione avevamo fatto perfino un referendum interno per andare avanti con la solidarietà e salvare i posti di lavoro, ma non c'è stato modo di discuterne», dice Daniele Mellara. «Ci hanno dato la lettera e tolto il tesserino come se non fossimo mai esistiti». Paolo Marchi aggiunge: «Posso anche capire di non servire più nel posto in cui stavo, ma allora dammi una diversa opportunità per poter arrivare alla pensione». E Bruno Rossi osserva: «Lavoro qui da tanti di quegli anni che conosco perfino i sassi alla Venini. Devono avere rispetto per chi ha dato molto quando i tempi erano buoni, comportandosi in modo diverso ora che i tempi sono cattivi».

Oggi lo sciopero verrà ripetuto dalle 8 alle 16 con presidio esterno in Fondamenta dei Vetrai. «Aspettiamo un segnale, una apertura, altrimenti si andrà avanti in questo modo», conclude Michele Pettenò dalla Filctem-Cgil. «I licenziamenti vanno ritirati e si deve poter discutere faccia a faccia».

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