«Licenziamenti illegittimi» per 12 operai Pometon

Maerne. Il giudice del lavoro ordina all’azienda di riassumere i lavoratori e di pagare a ciascuno come risarcimento l’equivalente di 36 mensilità
Di Giorgio Cecchetti

MAERNE. «Gli impugnati licenziamenti appaiono tutti illegittimi per violazione dei criteri di scelta, con spettanza pertanto della tutela piena, reintegratoria e risarcitoria». Così scrive il giudice del lavoro di Venezia Margherita Bortolaso, che con la sua sentenza depositata ieri in cancelleria ha ordinato a «Pometon spa» di riassumere i 12 operai licenziati e di pagare ben 36 mensilità a ciascuno come risarcimento del danno subito. Una vittoria per gli avvocati Ettore Squillace, Dino Bravin, Glauco Susa e Veronica Marchiori, che hanno difeso i dipendenti cacciati dalla fabbrica con un licenziamento collettivo nell’ottobre di due anni fa. Inizialmente erano stati 21 i licenziamenti su 163 dipendenti dopo due anni di cassa integrazione e altri quattro di contratti di solidarietà.

La direzione aveva comunicato che a causa della crisi economica che aveva colpito il settore automobilistico il settore ferrosi non tirava più, mentre quello degli altri metalli , rame ottone, bronzo e acciaio inox procedeva. Così , sia i 21 iniziali sia i dodici operai licenziati al termine della procedura provenivano dalle lavorazioni ferrose. Con la nuova normativa introdotta dal ministro Fornero «la discrezionalità dell’azienda», scrive il giudice, «nella procedura di mobilità è in effetti assolutamente ampia essendo al giudice precluso sindacare le ragioni della riduzione e la bontà o meno del progetto di ristrutturazione: di contro rigida è invece, a tutela non solo della trasparenza, ma anche e soprattutto del lavoratore debole in un’ottica di massimo contenimento degli effetti negativi del licenziamento sul piano sociale, la necessità del rispetto dei criteri di anzianità di servizio e carichi di famiglia».

«Pometon» aveva licenziato solo operai che lavoravano nei reparti dei materiali ferrosi, il settore in crisi, sostenendo che i dipendenti degli altri reparti non potevano essere sostituiti da loro a causa delle mansioni svolte. Il giudice Bortolaso ha incaricato un tecnico di svolgere una perizia ed è risultato, invece, che i cicli di lavorazioni sono tutti molto simili e che le operazioni di trasformazione e trasferimento dei materiali lungo le linee di produzione vengono svolte automaticamente dai macchinari». Nella sentenza, si legge che la consulenza tecnica «prova che le mansioni svolte dai licenziati sono, rispetto a quelle omologhe degli altri settori non colpiti dalla riduzione di personale, intercambiabili e fungibili». L’azienda, quindi, avrebbe dovuto scegliere i dodici da licenziare nella più ampia platea dei dipendenti sulla base di criteri oggettivi di anzianità di servizio e carichi familiari. Per questo i licenziamenti sono stati dichiarati illegittimi.

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