Libero il trentenne che ha incendiato l’abitazione della ex
CAORLE. È tornato un uomo libero Y.A., il 30enne di origine marocchina accusato di incendio doloso e di atti persecutori nei riguardi della sua ex fidanzata La magistratura di Pordenone, scarcerandolo, gli ha comunque imposto una misura cautelare: il divieto assoluto di avvicinarsi alla vittima delle sue attenzioni, una giovane che abita nell’entroterra caorlotto. Sul provvedimento vigileranno i carabinieri della stazione di Caorle, che hanno risolto il caso in poche ore, e di San Stino. Intanto una buona notizia giunge dall’ospedale di San Donà da cui la giovane, ricoverata in forte shock, è stata dimessa dopo tre giorni di ricovero. Quanto accaduto una settimana fa a San Giorgio di Livenza ha destato molta impressione.
La giovane era andata da lui, che alloggiava in una casa popolare ricavata su Strada San Giorgio accanto all’abitazione in cui vive la sorella, per dirgli che la storia d’amore era finita, che non ne poteva più, che non ne voleva più sapere. A quel punto il 30enne marocchino ha completamente perduto il controllo di sé. Ha rovesciato l’intero contenuto di una tanica, cospargendo l’intero appartamento di benzina. Ha dato fuoco alle stanze, mentre la ragazza, in preda al panico, è scesa verso la macchina. Ha messo in moto, ha tentato una disperata fuga, ma Y.A. l’ha inseguita in scooter, bloccandola. Lui ha afferrato una spranga, infrangendo il parabrezza della vettura dall’interno della quale lei ha chiamato il 113. Sul posto sono accorsi i carabinieri.
Entrambi poi sono stati accompagnati sul piazzale delle case popolari, dove i vigili del fuoco di San Donà e Portogruaro stavano lavorando per spegnere le fiamme. L’uomo ha negato di essere lui l’autore dell’incendio, ma i carabinieri di Caorle già sapevano che non era affatto così. Mentre lui veniva arrestato la ragazza veniva ricoverata sotto choc in ospedale. A metà settimana il fermo di Y.A, era stato convalidato, poi è stato infine liberato, mentre la ragazza è potuta rientrare a casa. Ora c’è un provvedimento del giudice per tenere il soggetto alla larga. Sarà sufficiente? (r.p.)
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