Liberazione tra ricordo e feste nel verde

Nei forti Carpenedo e Marghera pienone per “Scarpe rotte”. Pranzo con i partigiani, comizio in musica in piazza Ferretto
Di Mitia Chiarin
Animazione al Forte Marghera per il 25 aprile
Animazione al Forte Marghera per il 25 aprile

Ad aprire il corteo ufficiale del 25 aprile a Mestre c’era lei, novantuno anni di tenacia e sguardo fiero dal passo deciso sul deambulatore. Natalina Biasizzo, partigiana combattente, che vive a Mestre, è una degli ultimi testimoni diretti della Resistenza. Una donna che ha visto morire il fratello e nel carcere di Udine, arrestata dai tedeschi, ha partorito il figlio. Ieri è toccato alla partigiana Natalina aprire il tradizionale corteo di militari, associazioni combattentistiche e autorità che ha percorso i luoghi della memoria e del ricordo delle vittime dell’invasione nazifascista fino in piazza Ferretto per deporre corone sulla targa che ricorda il martire Erminio e dove, dopo l’alzabandiera, si è svolta la celebrazione ufficiale di questo 25 aprile, tra gente a passeggio e donne con il bocolo in mano.

Molti avevano al collo il fazzoletto dell’Anpi, l’associazione partigiani. Sul palco, per i discorsi ufficiali, dopo la deposizione di corone d’alloro ai monumenti di via Pepe, piazza Barche e via Palazzo, sono saliti anche il vicesindaco, Sandro Simionato e il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia.

«Il 25 aprile», ha ricordato Simionato, «non deve essere una mera festa di rappresentanza, dobbiamo evitare di farlo diventare solo un momento celebrativo. Deve essere invece la festa dei cittadini che si riconoscono nella Costituzione, che ne condividono gli ideali, e che vogliono contribuire a costruire responsabilmente, e insieme, per l’Italia, un futuro migliore. La Resistenza deve essere ricordata e fatta conoscere alle nuove generazioni, per evitare qualsiasi forma di revisionismo e di sottovalutazione».

«Una festa ricca di storia che è di insegnamento per l’attuale situazione di crisi, ha detto Roberto Montagner, segretario della Camera del Lavoro, a nome delle organizzazioni sindacali. «Seimila lavoratori rischiano il posto in questo territorio nei prossimi tre mesi». Poi ha ricordato la battaglia contro il lavoro domenicale e festivo dei dipendenti dei centri commerciali, la precarietà nel settore degli appalti, i licenziamenti che ora toccano anche la sanità, col caso del Policlinico San Marco. «Non era questo il paese che immaginavano i padri costituenti quando scrissero che l’Italia era una repubblica fondata sul lavoro», ha detto, «non c’è mai vera uguaglianza senza diritti e regole». Sul palco anche Ruggero Zanin dell’Anpi e Furio Zuliani delle associazioni combattentistiche e d’arma.

Se in piazza Ferretto non c’è stata ressa, la festa della Liberazione è stata vissuta in città con entusiasmo nel verde di parchi e forti. Picnic improvvisati per almeno 12 mila persone a San Giuliano, stima il presidente dell’Ente Parchi Giovani Caprioglio. Tantissime persone anche al parco di Bissuola. Più di tremila a forte Marghera, 600 a forte Carpenedo, per le prime tappe del festival “Scarpe rotte”, che ha preso il via ieri e proseguirà fino al Primo maggio, con eventi e iniziative. A Forte Carpenedo quasi 250 persone hanno partecipato al pranzo coi partigiani dell’Anpi, poi il dibattito con Mario Bonifacio e gli spettacoli. A Forte Marghera, prati e darsena presi d’assalto per godersi il primo sole e attendere la sera per il concerto della “Don Ciccio Philarmonic Orchestra”. Parcheggio esaurito fin dal primo pomeriggio per una giornata all’insegna del pienone.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

GUARDA LA FOTOGALLERY

E COMMENTA

WWW.NUOVAVENEZIA.IT

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia