«L’ho chiusa in una stanza perché volevo aiutarla»

Ieri l’interrogatorio del giovane di Noventa che ha segregato una donna a Isernia «Per lei ero una badante». Un passato difficile, era seguito dai Servizi sociali

ISERNIA. Ha negato ogni accusa nell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip nel carcere di Isernia, dove è rinchiuso dal 24 gennaio, il 22enne di Noventa, Mauro Biasotto, arrestato dalla polizia di Isernia e accusato di sequestro di persona. L’arresto è stato convalidato. Lui si è difeso asserendo di essere stato, per la donna che ha rinchiuso due mesi in una stanza, una sorta di “badante”. È invece ancora in ospedale la vedova 53enne che Biasotto avrebbe chiuso in casa e seviziato dopo averla conosciuta in chat. Per lei è stato contattato anche un centro antiviolenza.

Mauro Biasotto è ora assistito da un avvocato d’ufficio, Franco Macerola, dopo le pesanti accuse dalle quali dovrà difendersi. È stato finora collaborativo con gli inquirenti, dicendo di essere sereno, anche se sta emergendo un profilo difficile per questo ragazzo. In passato era stato seguito dai Servizi sociali del Comune di Noventa, disoccupato, convivente con la mamma dopo la separazione della donna dal marito. I rapporti con la famiglia sono interrotti da qualche tempo e, infatti, i genitori non sapevano nulla della sua vicenda, l’hanno appresa dai giornali. Per questo motivo, nei giorni scorsi, si sono rivolti al sindaco di Noventa, Alessandro Nardese, chiedendo il suo aiuto e altri particolari sulle indagini in corso. In questi giorni partiranno per Isernia per vedere il ragazzo e portargli dei vestiti e altri effetti personali di cui ha bisogno in carcere. Loro, come molti concittadini, si sono stupiti di fronte alle accuse mosse al figlio dagli inquirenti che vogliono far luce su questa storia di plagio e sottomissione ancora molto oscura. L’avvocato di Biasotto, intanto, presenterà istanza al Tribunale del Riesame, per la scarcerazione, ma nega ogni addebito per il suo assistito.

In sede di interrogatorio di garanzia, Biasotto ha raccontato al giudice di essere stato contattato per svolgere il ruolo di guardia del corpo della donna, divenendo progressivamente il suo badante per assisterla in casa. Ha spiegato che tra di loro c’era un rapporto di coppia e che lei non poteva certo essere sequestrata in un appartamento nel cuore della città, con un viavai di gente e vicini di casa, per tutto quel tempo. La donna ha inoltre, sempre secondo il suo racconto, difficoltà di deambulazione a causa di un incidente. Così ha giustificato il secchio in camera per i suoi bisogni, negando violenze e sevizie. Quanto al bancomat di cui si era impossessato, ha detto che gli era stato affidato direttamente dalla donna. Un racconto diametralmente opposto a quello della vedova, salvata da una telefonata del figlio alla polizia dopo non aver più sentito la madre per settimane. In quella stanza degli orrori, filmata ieri dalle telecamere di Mattino 5, sembra di assistere a una scena da film horror.

Giovanni Cagnassi

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