«L’ha uccisa e poi ha telefonato al rivale»
Le sorelle della vittima rivelano nuovi particolari sul carattere dell’assassino: Mariarca pagava da sola le rate dell’auto

MORSEGO - DINO TOMMASELLA - MUSILE DI P. - DELITTO MENELLA SCIONE - L'ABITAZIONE DELLA VITTIMA AL SECONDO PIANO DI VIA DANTE 11
MUSILE. «Antonio non ha mai regalato un’auto a Mariarca, l’aveva solo aiutata a pagare un anticipo e in cambio era stato ospitato a casa». Le sorelle di Maria Archetta Mennella svelano altri retroscena sull’omicidio della donna per mano dell’ex marito, Antonio Ascione, descritto come “possessivo e violento”. Stasera saranno tutte al rosario recitato alle 19 nella parrocchia di Musile con il lancio di palloncini rossi e lanterne in suo ricordo. E invitano altre donne che hanno subito violenze a venire, ribellarsi dopo questa tragedia che ha sconvolto tutto il Basso Piave e ha avuto un’eco nazionale.
Saranno raccolti dei fondi, su iniziativa di alcuni cittadini, per i due figli rimasti soli e senza i genitori. La famiglia dovrà pensare ai due figli di 9 e 14 anni, il più piccolo dei quali ancora non sa della morte della mamma. Il pizzaiolo di Torre del Greco, accecato dalla gelosia e mai rassegnato per averla perduta, dunque, non le aveva comprato l’auto per riconquistarla.
«Le aveva dato un contributo di 1.200 euro per iniziare a pagarla», ricordano le sorelle della vittima, «tanto è vero che quella Citroen C3 Picasso, Mariarca la stava ancora pagando a rate. Dobbiamo anche risolvere questo problema con il finanziamento in corso. Le liti tra di loro erano molto frequenti e l’ex marito le ha messo tante volte le mani addosso», ricorda la sorella Assunta, «era violento, possessivo e oppressivo ed è questa una delle ragioni per le quali si era allontanata. Aveva dovuto mettere il blocco su whatsapp perché le spiava continuamente i messaggi. Sabato scorso (la sera prima del delitto, ndr) mia sorella aveva passato la serata a Jesolo con amici e quand’è rientrata Ascione l’ha aggredita, a quanto sembra a causa di un suo collega di lavoro con il quale la donna aveva stretto amicizia, a cui Antonio avrebbe anche telefonato subito dopo averla accoltellata».
Ora la testimonianza del giovane amico della donna sarà determinante per fare chiarezza. Le sorelle della vittima si sono affidate allo Studio 3A che metterà a disposizione i propri tecnici di fiducia all’avvocato Alberto Berardi. Sta emergendo una vita di una coppia che si era rotta da tempo, ma solo da una parte. Antonio, che aveva un ottimo rapporto con i due figli ed era riconosciuto come ottimo padre anche dalle cognate, era riuscito a entrare in quella casa a Musile e non accettava che la madre dei suoi figli, la donna che voleva ancora accanto a sé, avesse una nuova vita che aveva ormai scoperto. Quando i carabinieri sono arrivati, Antonio era sul terrazzo che li aspettava disperato. Non è escluso volesse farla finita e gettarsi nel vuoto. I militari hanno dovuto prestare attenzione anche a lui, perché non compisse un ennesimo gesto estremo. Domenica mattina poco dopo l’alba, a eseguire il fermo, è stato lo stesso carabiniere che aveva arrestato per omicidio il pregiudicato Silvano Maritan nell’inverno scorso, individuandolo prima che tentasse la fuga. L’appuntato scelto Antonio Merla è arrivato immediatamente in via Dante 11 a Musile assieme alla pattuglia di militari che ha trovato il corpo insanguinato di Maria Archetta Mennella ancora in vita e spirata poco dopo. Purtroppo non c’è stato nulla da fare se non prendere in consegna l’ex marito ed evitare, come spesso accade in questi casi, una seconda tragedia.
Ieri è stata affissa l’epigrafe che annuncia il rosario, in attesa dei funerali che saranno celebrati la settimana prossima quando, con tutta probabilità lunedì, la salma di Maria Archetta lascerà il Basso Piave per tornare a casa in un lungo viaggio verso la sua Torre del Greco. Tornerà nella terra che aveva lasciato per una nuova vita, stroncata sul nascere da chi non riusciva a uscire da quella vecchia ormai chiusa da due anni.
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