L’ex Vida diventerà un ristorante
VENEZIA. La Vida di campo San Giacomo da l’Orio potrà diventare un ristorante, senza dover passare dal voto (incerto) del Consiglio comunale per il cambio di destinazione d’uso dell’immobile.
Lo rivela l’accesso agli atti richiesto dai consiglieri comunali Maurizio Crovato (Lista Brugnaro) e Rocco Fiano (Lista Casson): «La dirigente del Commercio Stefania Battaggia e l’architetto Emanuele Ferronato, responsabile della pratica, ci hanno confermato che la Vida può aprire come ristorante, senza bisogno del nullaosta del Consiglio», commenta Crovato.
L’esperienza spontanea, stimolante e vivacissima che l’ex Vida è stata per cinque mesi - “liberata” da comitati e associazioni di cittadini, che ne hanno fatto un animato centro civico - pare così segnata, anche se dopo lo sgombero dei locali è ancora attivo un presidio, sventola lo striscione «No ste cavarne ea Vida», ci si ritrova per le “colazioni condivise in campo” si annuncia un nuovo calendario di appuntamenti cultural-ricreativi.
Non tutto è ancora autorizzato, ma la porta al nuovo ristorante è spalancata. Il 6 marzo l’avvocato Bartolomeo Suppiej, per conto dell’imprenditore Alberto Bastianello - che ha comprato l’immobile dalla Regione per 911 mila euro - ha protocollato allo Sportello unico per l’edilizia l’atto con il quale «ritiene che possano essere autorizzate opere di manutenzione straordinaria volte alla riapertura della storica trattoria alla Vida, compatibilmente con la destinazione d’uso C1 commerciale risultante dall’atto di acquisto». Ma come è possibile, stante il vincolo contenuto nella scheda 20 della variante urbanistica al piano regolatore per la città antica - che per la Vida prevede come «destinazione d’uso compatibili: musei, sedi espositive, biblioteche, archivi, attrezzature associative, teatri, attrezzature religiose»?
La risposta ufficiale è che in un secolo l’ex trattoria non ha mai perso i requisiti igienico-sanitari concessi dal Comune sin dal 1914 per farne un locale pubblico, tanto che quando la Regione Veneto l’acquistò ottenne l’autorizzazione sanitaria a farne sede della mensa aziendale.
L’asso giocato dalla nuova proprietà sta nella missiva del gennaio 2005, con la quale il Comune - rispondendo a una richiesta di chiarimenti avanzata dalla Regione, per sapere quali fossero le destinazioni d’uso compatibili per la Vida - citava l’art. 21.2 della norma per la città storica, che per gli immobili preottocenteschi di tipo “Su” prevede sì le destinazioni cultural-artistico-religiose delle quali si sa, specificando (però) che «ove la destinazione d’uso in atto (prima del 31 maggio 1996, ndr) non sia tra quelle consentite o prescritte, nessun intervento, eccedente la manutenzione ordinaria e straordinaria, può essere realizzato se non volto ad attivare una destinazione d’uso consentita».
Proprio quella manutenzione straordinaria che chiede ora la proprietà. E qui sta il punto, perché se è vero che la trattoria a la Vida aveva aperto i battenti nel 1914 - sostiene la nuova proprietà, atti alla mano - una volta passata in mano pubblica, la Regione ha ottenuto nel 1978 e nel 1980 l’autorizzazione sanitaria a “esercizio di tipo A (mensa aziendale) per i soli dipendenti regionali. Sono passati 37 anni, la Vida è stata più volte occupata, poi è diventata un archivio, ma tanto basta all’attuale proprietà per rivendicare come tuttora vigente la secolare destinazione commerciale scritta nell’atto notarile di compravendita dei 200 metri quadrati con affaccio su campo San Giacomo da l’Orio, chiedendone, perciò, la semplice manutenzione per riaprire l’antica trattoria.
«La dirigente Battaggia mi ha confermato che le cose stanno così», chiosa Crovato. Intanto, pende ancora il sequestro preventivo deciso dal giudice di pace, per far sgomberare l’immobile dopo l’occupazione.
Nuovo ristorante, ma senza pergola. Nel “pianino” del campo non sono previsti tavoli, né sedie, né vigne davanti alla Vida. Se ne riparlerà tra 5 anni: un atto al voto del Consiglio comunale.
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