L’ex sindaco Orsoni riabilitato dall’Anci
Il presidente Bianco rivolto all’avvocato, presente in sala: «Noi sempre in prima linea, quando siamo assolti ci si dimentica»
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla Fiera di Vicenza per la 34/ma assemblea nazionale dell'Anci, 11 ottobre 2017. ANSA/UFFICIO STAMPA QUIRINALE/PAOLO GIANDOTTI +++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES+++
«I sindaci sono sempre in prima linea. Rischiano ogni giorno, e a volte contro di loro ci sono anche le istituzioni. Quando vengono indagati grandi titoli sui giornali. Quando vengono assolti, invece, tutti si dimenticano di loro». Il presidente dell’Anci Enzo Bianco va dritto all’obiettivo. E nell suo discorso introduttivo alla 34esima assemblea dell’Anci, a Vicenza, cita l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, quasi come il «simbolo» dell’ingiustizia. In prima fila, seduto ad ascoltarlo, il presidente della Repubblica e vicepresidente del Csm Sergio Mattarella. «Quello che è successo all’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni», scandisce, «che oggi è qui presente».
Orsoni, avvocato amministrativista di successo, era stato arrestato nell’ambito dello scandalo Mose con l’accusa di finanziamento illecito. Dopo tre anni assolto al processo. Bianco parla a braccio. Orsoni, seduto in sala alla Fiera invitato dall’Anci, lo conosce bene. Nel 2012 era stato uno degli artefici della legge sulle Città metropolitane. Poi con l’inchiesta Mose era cambiato tutto. Arresti domiciliari di una settimana, un patteggiamento rifiutato. E un’inchiesta andata avanti per tre anni. Con la «gogna mediatica» spesso a far da pena aggiuntiva. «Quando arriva l’assoluzione», scandisce Bianco, «ci si dimentica». Riferimento a tanti primi cittadini «in trincea». Ma citazione dedicata a Orsoni. «È stato compiuto un grande sopruso», aveva commentato all’indomani della sentenza, «verso la mia persona e verso la città». La notizia dell’arresto del sindaco di Venezia aveva fatto il giro del mondo. I finanzieri in casa all’alba, il suo nome associato a chi aveva preso mazzette nello scandalo del Mose. L’accusa, aver preso finanziamenti per la campagna elettorale da Mazzacurati. Una settimana di arresti domiciliari. Le dimissioni della giunta e del Consiglio comunale. Il commissario prefettizio che aveva governato per un anno. E poi, nel 2015, la vittoria del centrodestra e del sindaco imprenditore Luigi Brugnaro. «La storia sarebbe andata diversamente, certo», aveva commentato amaro. Adesso il suo collega Enzo Bianco lo «riabilita», in qualche modo. Citandolo nell’assemblea dei comuni italiani. Per il sindaco-avvocato una piccola rivincita, dopo anni di amarezza. E una verità storica da ristabilire. Il Comune non era stato coinvolto nello scandalo della corruzione. Prima con Cacciari, poi con lo stesso Orsoni aveva dato parere contrario al grande progetto da 6 miliardi di euro che poi si è scoperto essere stato la madre di tutte le tangenti in laguna. Le accuse più gravi erano andate alla Regione e al Magistrato alle Acque. Ma anche qui uno degli accusati, l’ex presidente Maria Giovanna Piva, è stata assolta al processo.
«Io soldi non ne ho presi», ripeteva l’ex sindaco come un mantra. Adesso la sua vicenda è stata citata a mo’ di esempio all’assemblea nazionale dell’Anci.
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