L’ex questore di Venezia è vicecapo della Polizia

Fulvio Della Rocca, ex Questore di Venezia, è il nuovo vicecapo della polizia e direttore della Direzione Centrale Polizia Criminale. Nominato dal Consiglio dei Ministri di venerdì sera, Della Rocca prende il posto di Francesco Cirillo, attuale vicecapo della polizia, che va in pensione. Attualmente Della Rocca ricopriva l'incarico di prefetto di Ravenna dove dal 2003 al 2007 è stato anche questore. Nella sua carriera di dirigente della polizia Della Rocca è stato anche questore di Roma, Venezia, Pisa e Agrigento.
Nato a Napoli nel 1950 è entrato nell'amministrazione del ministero dell'Interno come Funzionario di Polizia nel 1975, ha svolto i suoi primi incarichi nella Squadra Mobile e alla Digos della Questura di Mantova dove è arrivato come Commissario, per ricoprire infine funzioni di Capo di Gabinetto.
Negli anni 1992 e 1993 ha diretto il Commissariato di Gioia Tauro in Calabria e nel 1994 è stato Capo di Gabinetto della Questura di Reggio Calabria e l'anno successivo della Questura di Bologna.
Fulvio Della Rocca Dal 1° giugno 2009 è stato Questore nella nostra città, ottenendo la promozione a Dirigente Generale della Polizia di Stato. È rimasto a Venezia fino al giugno del 2012, quando il 12 è diventato questore a Roma.
Non è facile misurare il valore di un Questore in questi anni. Soprattutto perché è evidente lo sfaldamento delle istituzioni. Della Rocca ha lasciato un ottimo ricordo nella gente e nei suoi uomini. Sembrano banalità, ma non lo sono. Uomo concreto, ha evitato di “vendere fumo” ed è stato soprattutto al fianco dei suoi agenti. Non è poco di questi tempi in cui troppo spesso chi si trova al vertice delle istituzioni evita di assumersi le proprie responsabilità. Non ha mai scaricato sui sottoposti eventuali errori.
Per lui una stima trasversale in questura a Venezia, che ha riguardato uffici di punta ma pure sezioni meno in vista. Questo perché gli agenti lo hanno sentito al loro fianco, sempre, in un momento in cui anche per la polizia la "coperta è corta" e quindi tanti sforzi agli agenti vengono pagati sotto le voci "volontariato" e "passione". E quando c’è stato da prendere posizione anche su decisioni controverse della magistratura, lo ha fatto. Ha fatto la voce grossa quando, dopo mesi e mesi di indagini, i suoi agenti della Mobile arrestano in flagranza una banda di pregiudicati che faceva saltare bancomat e il gip li mise fuori perché non c'era pericolo di reiterazione del reato. Quel giorno parlò a nome di chi aveva fatto mille sacrifici per arrivare a quel risultato ma parlò anche a nome della gente di buon senso.
Carlo Mion
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