L'ex pm Casson: «Il decreto sicurezza è incostituzionale»

«Il Comune deve aiutare gli immigrati che hanno bisogno». «La chiusura dei porti? Una barzelletta: non c’è il decreto»
16/04/05 MESTRE CHIUSURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DI FELICE CASSON
16/04/05 MESTRE CHIUSURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DI FELICE CASSON

VENEZIA. «Il decreto sicurezza non è un decreto. È una legge dello Stato. Dunque i sindaci non possono non applicarlo, questo è vero sul piano guiridico. Dal punto di vista politico però possono aiutare i cittadini stranieri interessati a fare ricorso. E a impugnare davanti alla magistratura una legge che è palesemente incostituzionale».

Da buon magistrato, Felice Casson invita al «rispetto della norma». Si dissocia dai sindaci di grandi città (Palermo, Napoli, Firenze) che annunciano di «non voler applicare la legge sulla sicurezza voluta dal governo gialloverde». «Ma ciò non significa», scandisce l’ex senatore oggi consigliere comunale di opposizione, «che non si debba fare una dura battaglia politica ed etica su questo fronte. Fare di tutto per disapplicare una legge ingiusta e illegittima».

Il sindaco Luigi Brugnaro aveva espresso «piena sintonia» con la posizione della presidente del Senato Elisabetta Casellati. «Se i sindaci disobbedissero si arriverebbe all’anarchia». Dunque, Casson sulla stessa linea di Brugnaro? «No. Un conto è l’aspetto giuridico. E qui Orlando e De Magistris sbagliano: non si possono violare leggi in vigore. Un altro quello politico.

Il Comune di Venezia dovrebbe dare subito assistenza legale a chi viene colpito dalla legge Salvini. Stiamo parlando dell’articolo 13, che limita i diritti di iscrizione all’anagrafe, l’ assistenza sanitaria e la residenza per gli immigrati con il permesso di soggiorno».

Giorni caldi, in cui si discute delle limitazioni agli immigrati. Contro il decreto si sono pronunciate anche associazioni cattoliche come l’Agesci, l’organizzazione degli scout cattolici della Sicilia. Anche papa Francesco ha invitato all’accoglienza e a «non vedere nell’immigrato ogni male».

Dibattito e polemiche sugli arrivi dei migranti e i soccorsi in mare. Il ministro degli Interni Salvini ha annunciato la «chiusura dei porti italiani». «Ma è una barzelletta», attacca Casson, «i porti italiani sono aperti, bene hanno fatto alcuni presidenti tra cui il veneziano Musolino a ricordarlo. Sono aperti perché per chiuderli serve un’ordinanza firmata dal ministro delle Infrastrutture, come prevede l’articolo 83 del Codice della Navigazione. Il ministro dell’Interno dunque non c’entra proprio nulla». Perché allora il dibattito in assenza di provvedimenti? «Perché gli alleati non vogliono creare un caso politico tra di loro», risponde Casson, «e nemmeno possono mettere nero su bianco una norma che sarebbe subito impugnata e annullata».

La campagna di questi giorni dunque non è fondata su provvedimenti che possano allontanare le navi con i migranti dai porti italiani? «Assolutamente no. Qualsiasi nave non potrebbe esser respinta dai nostri porti. Poi ci sarebbe il problema dello sbarco, ma quella è un’altra questione. Ancora una volta siamo di fronte alla politica del can che abbaia». —
 

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