L’ex palazzina Ligabue diventa un centro clinico aperto anche la sera
VENEZIA. Un centro clinico e di riabilitazione nell’ex palazzina Ligabue. La cordata dell’imprenditore edile Ivano Boscolo Bielo si è aggiudicata la gara per l’assegnazione dell’edificio di proprietà del Demanio marittimo. Boscolo ha avuto un maggiore punteggio sulla qualità del progetto rispetto agli altri due concorrenti, la società Santa Chiara del presidente degli esercenti Elio Dazzo e la Zirada srl della famiglia Carrain, che pure avevano presentato offerte economiche interessanti. La commissione giudicatrice ha ritenuto più interessante l’idea di trasformare il Fabbricato 214, realizzato in calcestruzzo in stile razionalista nell’immediato Dopoguerra dall’architetto Carlo Cristofoli, in un nuovo centro clinico. «Siamo soddisfatti», commenta Boscolo Bielo, «adesso cominceremo le richieste dei permessi, speriamo di avviare i lavori di restauro nel più breve tempo possibile».
Non è frequente che un edificio abbandonato non sia riconvertito ad uso turistico. E anche questo è un vanto di Bielo, chioggiotto che a Venezia ha fatto fortuna con la vendita dei materiali per l’edilizia e il grande deposito in rio della Scomenzera.
Adesso ha lanciato la sua proposta, che definisce «innovativa». «Vogliamo creare un punto di riferimento sanitario anche per i tanti lavoratori e i pendolari che vengono a lavorare a Venezia dalla terraferma», dice, «potranno trovare aperti i servizi anche in orario serale. Dunque, utilizzare la struttura anche al rientro dal lavoro». Nella palazzina che è stata per decenni sede della Ligabue catering, la società di rifornimenti aerei e navali di Anacleto e Giancarlo Ligabue, adesso nascerà un nuovo centro sanitario. Tre milioni di euro l’investimento previsto, per trasformare l’edificio in un punto servizi sanitario.
Ai piani superiori il progetto del gruppo Boscolo prevede la realizzazione di stanze per accogliere familiari e degenti che utilizzeranno i servizi di riabilitazione.
Progetto che ha superato quelli presentati dagli altri due concorrenti. Dazzo, albergatore e presidente dell’Aepe, l’associazione esercenti e già proprietario dell’hotel Santa Chiara, di recente raddoppiato in piazzale Roma tra le polemiche. E anche della vicina depandance dell’albergo, la Residenza Parisi, Dazzo ha anche alberghi a Ca’ Rezzonico, nella palazzina Stern avuta in affitto e poi acquistata dall’Asl 12, e poi alla Pietà, con l’albergo Vivaldi e il vicino bar di proprietà dell’Istituzione Pietà. La sua proposta di trasformare la Palazzina in hotel non è stata accolta, come quella della famiglia Carrain.
Alla fine l’assegnazione è stata fatta dagli uffici del Porto. Non sono state ascoltate le proteste dei comitati e dalle associazioni ambientaliste, che chiedevano che l’edificio fosse sottratto alla giurisdizione dell’Autorità portuale e restituito alla città. «Un bene che non ha più funzioni portuali», avevano scritto gli architetti Giancarlo Carnevale e Mario Dalla Costa, «non ha senso che a decidere le sue funzioni future siano dirigenti del Porto. Si doveva invece rendere partecipe l’intera comunità veneziana, mettendo a confronto progetti e proposte condivise». Per questo gli architetti avevano proposto che la Soprintendenza ponesse il vincolo sull’edificio, non certo bello ma espressione di un pensiero architettonico del Dopoguerra, secondo i comitati da conservare.
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