L’ex moglie colpita dopo mesi di minacce
L’aggressione a colpi di roncola di sabato mattina, in via Monte Cervino, a Marcon, è stata l’ultima tappa di un cammino di violenze verbali e liti e minacce nei confronti dell’ex moglie da parte di Maurizio Aronica, l’ex finanziere di 45 anni arrestato e finito in carcere con l’accusa di tentato omicidio. L’uomo, poco prima delle 8, ha aspettato che l’ex moglie, 50 anni, uscisse di casa, ha giustificato la sua presenza spiegando che era tornato per prendersi alcune cose, e poi l’ha colpita più volte con una roncola da giardinaggio, dalla lama di 20 centimetri.
Solo l’intervento di un vicino di casa, Massimo Scolaro, che è riuscito a disarmarlo e a immobilizzarlo, ha impedito che l’aggressione prendesse i contorni di un omicidio. Nonostante le ferite alle braccia, alla testa e alla schiena, sabato pomeriggio la donna è stata dimessa, trovando conforto da alcuni familiari. La decisione di separarsi dal marito - il tribunale aveva già assegnato a lei le due figlie - è arrivata dopo anni di convivenza difficile e di comportamenti violenti da parte dell’uomo, come testimoniato dalle relazioni delle responsabili dei servizi sociali del Comune di Marcon e dalle segnalazioni ai carabinieri di Marcon, con minacce di morte rivolte anche al padre di lei. «Il Comune continuerà a essere al fianco della donna e della sua famiglia come lo è stato in questi anni», spiega il sindaco di Marcon, Andrea Follini, «cercando di dare il massimo supporto».
Il sindaco ieri ha cercato di contattare anche Massimo Scolaro, il tassista che è riuscito a fermare l’aggressore dopo il primo intervento della figlia 19enne, Federica, contro la quale Aronica aveva puntato la roncola, cercando di colpirla. «È anche grazie al senso civico di questi vicini che non si sono girati dall’altra parte ma che sono intervenuti», prosegue Follini, «che è stato possibile evitare il peggio. È a loro e ai carabinieri di Marcon, che sono intervenuti subito dopo essere stati avvisati, che dobbiamo dire grazie».
«Mi ha preso tutto, mi ha ridotto in mutande», si era messo a gridare Aronica dopo essere stato fermato dai vicini, e prima di chiudersi nel mutismo davanti ai carabinieri. Nel primo pomeriggio è stato accompagnato al carcere di Santa Maria Maggiore, in attesa dell’interrogatorio di garanzia - nel corso del quale Aronica potrà fornire la sua versione dei fatti e cercare di motivare le ragioni dell’aggressione - e delle convalida dell’arresto, tra oggi e domani.
I carabinieri di Marcon e del Nucleo operativo sono convinti che Aronica non sia stato vittima di un raptus, ma che la sua aggressione sia stata premeditata. L’uomo, dopo aver atteso l’uscita della moglie dalla casa - stava uscendo con la sua Punto per portare le figlie a scuola - e dopo averle spiegato che era tornano a prendersi le sue cose ha raggiunto la sua auto, ha aperto il bagagliaio e ha afferrato la roncola, cominciando a colpirla più volte al volto.
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