L’ex boss in cerca di lavoro «Ho famiglia da mantenere»
L’ex boss cerca lavoro. Onesto, perché anche lui tiene famiglia. Luciano Maritan ha pagato il conto con la giustizia con il carcere dopo i vari precedenti per droga.
Ha lavorato per i servizi sociali del Comune di San Donà come sorvegliante. Cinque mesi a osservare i parchi e allontanare persone pericolose. Ma adesso quel lavoro, ottenuto partecipando a una graduatoria, è terminato.
«Nell'operazione Zio d'America», ricorda Maritan, che è nipote del celebre Silvano, ancora in carcere, «mi hanno condannato in primo grado, poi assolto in Appello per non aver commesso il fatto. 23 mesi e 10 giorni in carcere e adesso chiedo mi venga riconosciuto il danno per ingiusta detenzione, senza contare la causa vinta a suo tempo al tribunale di Trento nel processo per la Rivera del Brenta. Ho vinto la causa ma lo Stato ancora mi deve rimborsare nonostante i solleciti del mio legale. Nel 2008, il 24 novembre, la polizia ha fatto irruzione in casa mia alle 5 con l'ordinanza di custodia cautelare. L'accusa era di aver fornito assistenza logistica per il traffico di stupefacenti. Dissi subito che ero innocente. La mia vita è cambiata anche se dopo due anni ho dimostrato la mia innocenza. Adesso sono io a chiedere giustizia. Avevo un'impresa edile, operai, fidi in banca. Dalla mia scarcerazione non ho più nulla, con una figlia a me affidata che devo mantenere e crescere da solo. Le porte mi sono state chiuse, fuori dal circuito bancario, e non per colpa mia. Non riesco a pagare bollette, luce acqua e gas e senza un lavoro. Mi ha aiutato la famiglia, i tanti amici. La Giustizia però è stata ingiusta con me. Passati tre anni, mi devono ancora fissare l'udienza per l'ingiusta detenzione e risarcirmi. Eppure chi ha sbagliato nei miei confronti, lo stipendio lo percepisce ogni mese. Chiedo soltanto che la Giustizia vada avanti».
Un Maritan che non ti aspetti, lo sguardo è cupo, la voce cavernosa, il corpo massiccio temprato dalla fatica. Fece scalpore l'assegnazione del lavoro sociale a Maritan da parte del Comune. Qualcuno gridò allo scandalo, alle amicizie e raccomandazioni.
«Ringrazio il sindaco che mi ha dato un lavoro», conclude, «che ho avuto regolarmente attraverso una graduatoria, ma adesso è finito. Ora chiedo al sindaco e al Comune di poter avere un lavoro stagionale, o un qualsiasi incarico per mantenere mia figlia in attesa che lo Stato o la magistratura facciano il loro dovere con umanità e rispetto».
Giovanni Cagnassi
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