L’ex boss della Mala fuori nel 2018
STRA. «Dal 2018 Antonio Pandolfo potrà chiedere la concessione di permessi di uscita dal carcere, come previsto dalla legge per l’ultimo periodo di esecuzione della pena». A spiegarlo è il suo avvocato difensore, Alessandro Menegazzo, dopo che nei giorni scorsi è stata ordinata dal gip Giuliana Galasso del tribunale di Venezia la distruzione, dopo vent’anni, delle intercettazioni a carico dell’ex boss della mala del Brenta Antonio “Marietto” Pandolfo, originario di Stra.
L’uomo sta scontando la pena nel carcere di massima sicurezza di Sulmona, in Abruzzo, e dovrà restarci fino al 2022. Pandolfo è stato considerato storicamente l’ex braccio destro del capo della mafia del Brenta, Felice Maniero, ed è stato condannato per diversi omicidi e rapine. È in carcere dal 1996.
Le intercettazioni si riferivano non solo al periodo in cui Pandolfo era latitante, ma anche a quello in cui era già in carcere. L’ex boss ha sempre considerato queste intercettazioni come una vera e propria persecuzione giudiziaria.
Si tratta di ore e ore di dialoghi fatti non solo da Pandolfo, ma anche da persone che parlavano di lui e dei suoi traffici ed operazioni.
Pandolfo non ha mai beneficiato finora di sconti di pena e della concessione di qualsiasi permesso di uscita dal carcere. «Il mio assistito entra in una fase», spiega l’avvocato difensore Menegazzo, «in cui i processi e i procedimenti a suo carico sono terminati e anche le intercettazioni che qualche problema continuavano a procurargli ora sono state distrutte».
Ora, insomma, anche per l’ex boss della mafia del Brenta, già in carcere da vent’anni, comincia lentamente una fase di riavvicinamento alla libertà che si concluderà definitivamente nel 2022, quando la pena giungerà a termine. (a.ab.)
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