L’ex avvocato Vandelli accusato di riciclaggio

A 19 anni dai fatti, udienza preliminare per l’ex avvocato padovano Enrico Vandelli , difensore prima che si pentisse del bosso Felice Maniero. Domani, davanti al giudice veneziano Antonio Liguori,...

A 19 anni dai fatti, udienza preliminare per l’ex avvocato padovano Enrico Vandelli , difensore prima che si pentisse del bosso Felice Maniero. Domani, davanti al giudice veneziano Antonio Liguori, dovrà rispondere di riciclaggio di un miliardo delle vecchie lire. Con lui, dello stesso reato, è accusato il cognato Gianni Catalogna, veronese e all’epoca promotore finanziario nella società di intermediazione finanziaria «Dival Sim spa». A chiedere il rinvio a giudizio di entrambi è stata il pubblico ministero lagunare Paola Mossa.

A mettere nei guai Vandelli, che per un decennio era stato il difensore di Maniero, lo stesso boss della Riviera del Brenta che, quando decide di collaborare con la Procura antimafia di Venezia, raccontò anche di Vandelli. Stando alla ricostruzione di Faccia d’angelo, il suo legale non solo l’avrebbe aiutato a eludere i controlli sui soldi che guadagnava con il traffico di eroina e cocaina, le numerose rapine e l’organizzazione del gioco d’azzardo clandestino attraverso bische sparse in mezza Italia del Nord, ma avrebbe anche svolto il ruolo di postino, portando fuori dalle carceri speciali dove si trovava rinchiuso in isolamento i suoi ordini, scritti su «pizzini» che Vandelli nascondeva in bocca per poi consegnarli ai luogotenenti del boss. Per questo ed altri fatti, l’ex avvocato padovano è già stato giudicato con rito abbreviato e condannato a quattro anni e mezzo di reclusione, sentenza passata in giudicato.Domani dovrà rispondere di riciclaggio perché avrebbe investito tra il 1991 e il 1993 considerevoli somme di danaro in titoli, obbligazioni e polizze grazie a Catalogna, mettendo nei guai anche quest’ultimo. Stando al capo d’imputazione, i soldi erano 560 milioni di lire di Felice Maniero, 150 milioni del cugino Giulio Maniero e 200 milioni di Giuliano Rampin, un affiliato alla banda. Si legge, inoltre, che Vandelli avrebbe agito anche in qualità di domiciliatario per la madre del boss, Lucia Carrain, sospettata di aver curato negli anni in cui il figlio era latitante o rinchiuso nelle carceri italiane i suoi interessi economici. In più occasioni, proprio l’anziana signora di Campolongo Maggiore, aveva attraversato sia la frontiera svizzera sia quella austriaca per recarsi nelle banche delle due nazioni confinanti. Vandelli ha sempre affermato che una parte di quelle cifre era sua, l’avrebbe ereditata da un parente deceduto e anche un mese fa ha cercato di farsela restituire. Ma nei giorni scorsi il giudice veneziano Roberta Marchiori ha respinto la richiesta, affermando che toccherà al giudice che esaminerà i fatti domani prendere la decisione sui soldi da restituire o meno.

Giorgio Cecchetti

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