L’Europa boccia la proroga delle concessioni balneari

La rabbia del governatore Zaia: «Gli euroburocrati stanno distruggendo la nostra economia turistica» Zoggia (Pd): «Una decisione che può dare un colpo mortale al settore, ora si muova il Governo»
Di Giovanni Cagnassi
DE POLO - DINO TOMMASELLA- JESOLO LIDO - VEDUTE DELLA GENTE IN SPIAGGIA DA TERRA E DALL'ALTO
DE POLO - DINO TOMMASELLA- JESOLO LIDO - VEDUTE DELLA GENTE IN SPIAGGIA DA TERRA E DALL'ALTO

JESOLO. Si è abbattuta come uno tsunami anche sulla costa veneziana la decisione della Corte di Giustizia europea che ha bocciato la proroga automatica delle concessioni demaniali decisa dall’Italia fino al 31 dicembre 2020, data fatidica che scompare con un tratto di penna. Ora si torna in trincea e gli operatori balneari studiano le contromisure per non andare subito in gara e rischiare di perdere tutto, dopo aver vissuto completamente garantiti senza concorrenza. Riprendendo le conclusioni dell’avvocato generale, ancora del febbraio scorso, nelle cause che coinvolgono gestori sardi e la Promoimpresa, che opera sul Lago di Garda, i giudici europei hanno sentenziato che il diritto dell’Unione è contrario alla proroga automatica in assenza di gare, in particolare per le strutture con interesse transfrontaliero certo, quindi società straniere che desiderano investire. In base a quanto stabilito dall’organismo di Lussemburgo le legislazione italiana è contraria alla direttiva Servizi, la celebre Bolkenstein, che fissa i principi di non discriminazione e di tutela della concorrenza. E se lo Stato ha garantito l’estensione automatica dell’utilizzo e dello sfruttamento di beni del demanio, dall’altra parte, ad alcuni operatori privati del settore turistico è stata negata dalle autorità italiane la proroga delle concessioni.

La normativa comunitaria prevede che il rilascio di autorizzazioni deve seguire a una procedura di selezione tra i potenziali candidati, con tutte le garanzie di imparzialità e di trasparenza. Il colpo era in realtà ampliamente atteso e previsto, ma è stato comunque un knock-out per gli imprenditori alle prese con una stagione estiva partita in ritardo per le condizioni meteo avverse.

«Ancora una dimostrazione del perché di questa Europa non sappiamo cosa farcene», dice subito il governatore Luca Zaia, «il Veneto, gli operatori veneti, la prima economia del Veneto, si aspettano una reazione dura e inequivocabile dal nostro Governo. Gli euroburocrati stanno distruggendo l’economia turistica delle spiagge italiane e venete. È evidente che chi ha scritto quelle norme vive dove ci sono solo scogliere e non sa quanti e quali investimenti servono per rendere una spiaggia accogliente, moderna, pulita».

Zaia è sgomento davanti alla decisione della Corte Europea di bocciare la proroga automatica al dicembre 2020. «Chi sa fare meglio ha diritto di farsi valere», aggiunge, «ma questa non è una liberalizzazione, è l’azzeramento stolto di un’intera imprenditoria, la cancellazione di una tradizione che si traduce in qualità, la messa a rischio di posti di lavoro. Per andare verso una liberalizzazione seria occorre tempo, bisogna tenere presente la necessità degli imprenditori di ammortizzare gli investimenti, creare priorità nei bandi nei quali si tenga ben presente la storia e la qualità di una riviera e dei servizi creati».

Dure le reazioni di tutti i politici veneti. Il deputato del Pd Davide Zoggia, che è stato sindaco di Jesolo e presidente della Provincia di Venezia, non si capacita: «Il pronunciamento negativo della Corte di Giustizia dell’Ue sulla proroga delle concessioni demaniali marittime può dare un colpo ferale al sistema turistico balneare del Veneto. La direttiva europea certo, va rispettata, ma a questo punto è necessario che il Governo trovi immediatamente gli strumenti che permettano alle imprese del nostro territorio di non vanificare gli investimenti realizzati, tutelando la propria attività».

Ma c’è anche chi non si scandalizza e anzi gioisce della sentenza. «Ben venga la decisione presa dalla Corte europea», dice Edoardo Zecchini, vice presidente di Legambiente, «da anni denunciamo l’anomalia tutta italiana delle concessioni senza controlli e limiti di tempo e il fatto che sui litorali italiani siano stati compiuti diversi abusi edilizi. La sentenza europea non lascia, dunque, più spazio a nessuna possibilità di rinvio e, sulla questione demanio, è ora urgente e fondamentale che l’Italia dia il via a una riforma che punti su trasparenza, legalità e libero e gratuito accesso e transito al mare».

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