«Lettere contro il deposito di gpl»

Il comitato chiede di scrivere al sindaco per far sospendere i lavori

CHIOGGIA. Un fiume di lettere tutte uguali per chiedere al sindaco Alessandro Ferro di sospendere in via cautelativa il cantiere del deposito gpl. L’iniziativa è stata lanciata ieri dal comitato No Gpl per “travolgere” il sindaco con un’ondata di richieste che dia il senso di quanto la città sia convinta che i tempi siano maturi per un segnale forte. Le prime lettere sono già state spedite. Il comitato ha anche fornito, via social, il testo della mail da sottoscrivere e da inviare.

«Con la presente», si legge, «la sollecitiamo a intervenire per sospendere cautelativamente i lavori di costruzione del deposito di gpl in Val da Rio. Da cittadini temiamo per la nostra sicurezza. Lei ci dovrebbe rappresentare non solo a parole ma anche con i fatti, pertanto la sollecitiamo a agire in forza delle tante carenze che sono emerse nell’iter autorizzativo. Valuti i costi che la messa in esercizio dell’impianto comporterà per l’incolumità dei cittadini e per tutti i settori economici e produttivi della città. Vogliamo bene al nostro territorio e siamo certi di non voler lasciare questa eredità ai nostri figli. Sindaco Ferro, ora ci aspettiamo quel gesto di coraggio che la sua carica richiede». Il comitato ha già richiesto più volte all’amministrazione comunale di bloccare il cantiere, l’ultima volta in modo ufficiale nell’incontro dello scorso giovedì.

Il primo cittadino ha spiegato che prenderà una decisione solo dopo che arriverà la risposta formale del ministero dello Sviluppo Economico sul quesito che riguarda la valenza o meno del decreto autorizzativo (26 maggio 2015) come titolo edilizio, cioè la concessione edilizia.

Il comitato però non si arrende, non intende aspettare oltre e chiede alla città, ipoteticamente a quella massa di 12.000 persone che hanno firmato la petizione per fermare l’impianto, di inviare una lettera per fare pressioni sul sindaco.

«I lavori stanno procedendo velocemente», spiega il presidente del comitato, Roberto Rossi, «non possiamo stare fermi a aspettare la risposta del Mise. Alcuni elementi ormai sono assodati e i margini per chiedere una sospensione dei lavori ci sono tutti. È ormai certo che manca l’autorizzazione paesaggistica, ce lo ha confermato il Mise, il Ministero dei beni culturali e la Regione. Il decreto autorizzativo non sostituisce le singole autorizzazioni (edilizie, urbanistica, paesaggistica), ce lo ha confermato l’Avvocatura regionale; il decreto non fa da variante al Prg del porto, ce lo ha detto il vice ministro Bellanova nella risposta al question time; il progetto non riguarda un semplice ampliamento perché è stata modificata la natura del materiale e cambiato il rischio di incidente».

Rossi sostiene anche che sia stata violata la convenzione di Aarhus sulla partecipazione dei cittadini alle decisioni concernenti l’ambiente e ricorda che la Costa Bioenergie (il primo marzo 2017) ha chiesto la sospensione dell’istruttoria del Piano di sicurezza senza limiti di tempo, concessa dal Comitato tecnico regionale.

Elisabetta Boscolo Anzoletti

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