Letta: «Faremo un museo islamico a Venezia»
ROMA - Un museo dell’arte islamica realizzato per la prima volta a Venezia, probabilmente in uno dei punti più panoramici del Canal Grande, il Palazzo delle Pescheria di Rialto, ormai svuotato dagli uffici della Procura della Repubblica e messo a disposizione allo scopo dall’Amministrazione comunale. Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni ci pensa e ci lavora da mesi e ieri da Doha - dove è in visita ufficiale presso il re del Qatar - è arrivato l’imprimatur del presidente del Consiglio Enrico Letta, a cui Orsoni aveva già parlato del progetto.
Nell’incontro con l’emiro del Qatar, ha dichiarato Letta al termine della visita, «abbiamo parlato anche di cooperazione culturale. Sono lieto di dire che ci siamo presi l’impegno di cercare di migliorare l’idea di avere un’attività congiunta a Venezia. Esploriamo l’opportunità di costruire un Museo islamico nel Canal Grande, che potrebbe vedere la partecipazione attività di capitali qatarioti. Dobbiamo fare una valutazione profonda del progetto e nei prossimi giorni ci saranno incontri tecnici, anche per valutare la possibilità di investimenti a lungo termine».
«Sono grato al presidente del Consiglio Enrico Letta per il suo interesse e il reperimento di nuovi possibili finanziatori per la realizzazione di un museo islamico di grande respiro internazionale a Venezia» ha replicato subito Orsoni da Johannesburg, dove si trova per un incontro internazionale «nel segno della storia di questa città e della sua apertura verso il dialogo tra culture e religioni. Il museo islamico, del quale ho parlato con il presidente Letta nel corso di alcuni colloqui, si inserisce in quella politica che l’amministrazione comunale persegue da sempre: portare le grandi istituzioni culturali di caratura internazionale a Venezia. Ci lavoriamo da mesi a stretto contatto con i Comitati degli Emirati Arabi e di Dubai interessati alla realizzazione del museo e pronti a finanziarlo. Abbiamo già visto anche diverse, possibili sedi e la più idonea a loro giudizio sembra quella del Palazzo delle Pescherie di Rialto, in Canal Grande, che siamo pronti a mettere a disposizione. Per quanto riguarda le opere da esporre nel museo, si potrà contare anche sulle molte presenti in collezioni veneziane».
Ma il progetto del Museo Islamico a Venezia avrebbe anche uno “sponsor” italiano. È l’industriale milanese Sandro Goppion, inventore con la sua azienda delle particolari vetrine antisfondamento che proteggono in mezza Europa i tesori dell’arte. A Parigi il 18 ottobre scorso è stato inaugurato il nuovo Dipartimento di Arte Islamica del Museo del Louvre con le vetrine Goppion che ha già realizzato le strutture anche per le raccolte di arte islamica del Victoria and Albert Museum di Londra e del Museo islamico del Cairo. Proprio l’industriale milanese garantirebbe quindi gli sponsor arabi e i finanziamenti, realizzando poi gli allestimenti del nuovo museo, con ceramiche, vetri e altri oggetti in parte ammirati anche nella recente mostra su Venezia e l’Islam a Palazzo Ducale.
Tra i “contenitori” a disposizione del Comune e proposti agli sponsor arabi c’erano anche l’Arsenale e la sansoviniana Scuola Grande della Misericordia, ma la scelta sarebbe appunto caduta sul Palazzo delle Pescherie di Rialto, con il suo bel loggiato affacciato sul Canal Grande. Sede certamente prestigiosa, ma di dimensioni limitate. L’importante sarebbe che oltre alla “vetrina” e all’esposizione delle collezioni islamiche, ci fosse anche un vero e proprio centro culturale con incontri, corsi, conferenze sul modello dell’importantissimo Institute du Mond Arabe di Parigi.
«Si è partiti con l’idea del museo» replica Orsoni «ma nulla vieta che si possa allargare la sua attività a quella di un vero e proprio centro culturale islamico». Ne aveva creato uno, dedicato all’architettura islamica qualche anno fa, un grande studioso dell’arte islamica e bizantina come Ennio Concina - recentemente scomparso - prima che la sua stessa università, l’Iuav, decidesse incomprensibilmente di affossarlo. Sarebbe pertanto importante che intorno al nuovo Museo Islamico - al di là delle polemiche leghiste, di cui riferiamo a parte - nascesse un progetto culturale con il coinvolgimento delle stesse università veneziane. Altrimenti, il rischio è di aprire, questa volta sotto il segno della mezza luna, l’ennesima vetrina espositiva in laguna per conto terzi.
Netta invece la chiusura da parte della Lega Nord. A cominciare dal presidente della regione Veneto Luca Zaia: «Pensavo che le priorità fossero altre. La dichiarazione del premier sulla necessità di un museo islamico mi sembra il segno di un Paese ormai allo sbando di fronte a emergenze epocali», ha rincarato il presidente del Veneto, secondo cui «sorprende Letta di fronte alle enormi emergenze del Paese abbia soldi da buttare per fare un Museo Islamico a Venezia». Per Zaia, poi, non si tratta di un problema di chiusura. «In Veneto non siamo chiusi al dialogo - ha aggiunto - infatti siamo la prima regione per livello di integrazione, ma ci sono priorità che un governo dovrebbe avere invece che perdere tempo realizzando un museo islamico. Non vorrei che con la scusa della bandiera del dialogo si cogliesse un’ulteriore occasione di spreco di risorse», ha concluso il governatore veneto.
Il governatore della Lombardia, Roberto Maroni giudica "stravagante" il progetto. «Da veneto - attacca il capogruppo al Senato Massimo Bitonci - mando al premier un messaggio chiaro: non vogliamo alcun museo islamico a Venezia. Letta farebbe meglio a concentrarsi sulla crisi economica invece di pensare a come favore e diffondere l'Islam. Francamente in questo momento il Veneto ha bisogno di altro. Se poi pensa di distrarre qualcuno dai fallimenti del suo governo, ultimo in ordine di tempo la vicenda Electrolux, si sbaglia di grosso. Questo esecutivo, degno proseguimento di Monti, ha messo il Nord sul lastrico. Per quanto ci riguarda, se davvero ci sono forze e risorse per promuovere musei, allora pensiamo a un progetto per diffondere la cultura e la tradizione veneta».
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