L’eredità va all’amico romeno «Non ha circuito la signora»

La giudice Galasso ha archiviato le accuse di lontane parenti che volevano l’eredità di Paola Fagarazzi Oltre sei milioni di euro in immobili e contanti. La sentenza: «Compenso per la sua vicinanza affettiva»
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 16.05.2014.- Cittadella della Giustizia, Piazzale Roma
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 16.05.2014.- Cittadella della Giustizia, Piazzale Roma

Quando hanno saputo che aveva lasciato contanti e immobili - per un valore superiore ai 6 milioni - all’ex domestico romeno, nel frattempo diventato amico e collaboratore, le parenti della lidense Paola Fagarazzi si sono immediatamente mobilitate: hanno presentato una denuncia penale, nella quale hanno addirittura insinuato il sospetto sul decesso della loro cara e, naturalmente, hanno sostenuto che George Dobre l’aveva circuita in modo che lasciasse tutto a lui; hanno anche avviato una causa civile per annullare il testamento. Adesso è arrivata la parola fine, dopo anni di accertamenti e udienze: la giudice veneziana Giuliana Galasso ha definitivamente archiviato le accuse e il 47enne romeno, grazie anche ai suoi legali, gli avvocati Fabio Niero, Alessandra Strassera e Paolo Bettiol, può godersi l’eredità costituita da immobili (sia al Lido sia a Venezia) e da contanti.

Lei è morta a 56 anni e ormai da quindici era seguita da Dobre, entrato in casa sua in qualità di collaboratore domestico (in seguito i due hanno anche avuto una relazione amorosa). Quando è deceduta ha lasciato tutto a lui e subito una cugina residente ad Ancona e poi una zia si sono date da fare per mettere in discussione le sue ultime volontà. Nel provvedimento di archiviazione, ricordando che dopo la querela, il corpo della signora è stato riesumato per l’autopsia, la giudice scrive che «sulle circostanze della morte non è emerso alcun elemento che possa indurre a sospettare che non si sia trattato di un evento naturale». Per quanto riguarda la circonvenzione di incapace, nel provvedimento si legge che la patologia di cui soffriva, le parenti parlano di stato di infermità psichica, era caratterizzata da fasi alterne: «Sia il testamento del 2001 sia la successiva conferma del 2003 si collocano in periodi in cui non sembra sussistere quella effettiva e notevole menomazione delle facoltà intellettive e volitive».

Il giudice sottolinea poi che i rapporti della donna con le lontane parenti, residenti ad Ancona, erano soltanto sporadici e occasionali. «Alla luce di tutto quanto esposto», conclude il provvedimento del magistrato, «appare dunque verosimile che Paola Fagarazzi, in assenza di stretti congiunti, abbia deciso di lasciare il suo ingente patrimonio a George Dobre, unica persona con la quale da lungo tempo, seppur con modalità a tratti confuse e forse discutibili, condivideva la propria esistenza».

Lo stesso pubblico ministero aveva chiesto l’archiviazione delle accuse, come avevano del resto sollecitato i difensori, anche perché dagli elementi raccolti nel corso delle indagini non era emersa la prova che Dobre avesse tenuto una condotta volta a superare una contraria volontà di Paola Fagarazzi, «della quale ha accettato la generosità a compenso di una vicinanza affettiva e comunanza di vita».

Giorgio Cecchetti

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