«L’Ente Gondola è inutile» I gondolieri: «Non è vero»
VENEZIA. «Ente Gondola? Inutile, da abolire». Nel lungo elenco di «enti inutili» pagati dallo Stato, dalle Regioni e dai comuni, il Codacons, comitato a difesa dei consumatori, ha inserito anche l’«Istituzione per la Conservazione della gondola e la tutela del gondoliere». «Assolutamente inutile», la sentenza del Codacons, che parifica l’Ente al «Centro piemontese di studi africani» o all’ente autonomo per l’Ascensione di Francavilla Fontana. In tutto gli enti classificati come «inutili» dal Codacons sarebbero 500, per una spesa di circa 10 miliardi di euro l’anno a carico della collettività.
Ma l’Ente gondola è davvero uno spreco, un ente da abolire? «Non direi proprio», risponde Luciano Pelliccioli, vicepresidente dei bancali e della categoria dei gondolieri, «non so se qualcuno vuole abolire gli enti di tutela e le nostre tradizioni, così un giorno vedremo in giro gondole di ogni tipo e colore. Anche quella del costo è una scusa. Forse si dovrebbero informare meglio: all’ente lavorano a tempo parziale quattro dipendenti comunali, i consiglieri lo fanno a titolo quasi gratuito e le riunioni sono davvero poche». L’Ente gondola si occupava fino a due anni fa anche di amministrare i fondi del Comune per i traghetti da parada. Ma il Comune ha adesso affidato il servizio direttamente ai gondolieri dei traghetti. L’Ente, di cui fanno parte cinque consiglieri tra cui due gondolieri, deve decidere su sanzioni e sospensioni della licenza per casi gravi – gli altri sono gestiti dai bancali dei singoli traghetti – e si occupa in particolare della creazione del museo della gondola, del sito, della gestione dello squero di San Trovaso. Insomma, una funzione culturale e di tutela della tradizione secolare delle gondole. Che secondo i gondolieri non va certo confusa con i veri enti inutili che vivono a carico della collettività senza produrre alcunché. «È una nostra tradizione, forse la più importante», dice Pelliccioli, «l’Istituzione serve a difenderla e ha un ruolo importante».
Alberto Vitucci
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia