L’Eni vuole abbattere il «cubo» di Dardi, da quasi cinquant’anni sull’Agip Bazzera

La struttura trasparente del famoso architetto verrebbe sacrificata per ristrutturare la stazione di servizio in Tangenziale
Foto Agenzia Candussi/ Ferrazzo/ Tangenziale Bazzera / Nella foto un particolare de il "cubo" installato presso la piazzola di sosta Bazzera
Foto Agenzia Candussi/ Ferrazzo/ Tangenziale Bazzera / Nella foto un particolare de il "cubo" installato presso la piazzola di sosta Bazzera

MESTRE. Il «cubo» di Dardi rischia di essere abbattuto dall’Eni. È ormai da quasi cinquant’anni una presenza architettonica familiare per chi viaggia in auto lungo l’attuale Tangenziale Venezia-Mestre, sopra la stazione di rifornimento Agip di Mestre Bazzera.

Qui, tra la città e l’aeroporto Marco Polo, l’Agip fece costruire nel 1971 a Costantino Dardi, giovane architetto friulano, allievo di Giuseppe Samonà all’Iuav, una nuova versione del progetto con cui lo stesso Dardi, insieme a Giovanni Morabito e a un gruppo di studenti veneziani di architettura (Bruno Cassetti, Max Chelli, Marco De Michelis, Maurizio Di Paolo, Marco Fano) aveva vinto il concorso indetto nel 1968 dall’azienda petrolifera per la realizzazione di una stazione di servizio tipo.

E nacque, appunto, il «cubo», denominato “Kaaba”, perché ricordava nella forma l’antico monumento che alla Mecca conserva i resti della “Pietra Nera”, meta ogni anno del pellegrinaggio di milioni di musulmani. Un grande cubo bianco posto al di sopra della copertura della stazione di servizio, costituito di una struttura a reticolo spaziale, rivestita di resina acrilica rinforzata da fibra di vetro per consentire le trasparenze luminose tipiche di questa struttura leggera e minimalista, divenuta ormai un elemento del paesaggio di questa parte del Veneziano.

L’Eni, l’ente nazionale idrocarburi, sta in questi anni rinnovando l’immagine e le strutture di tutte le sue stazioni di servizio. Proprio in questa chiave ci sarebbe l’intenzione di abbattere l’edificio di Dardi che presenta problemi di conservazione per l’usura della struttura, visto che tutta la stazione della Bazzera sarebbe ridisegnata, compreso il vicino autogrill. Il costo e la convenienza e di un restauro viene evidentemente ritenuto eccessivo.

Ma il dibattito sul mantenimento della struttura è vivo e non a caso il 30 ottobre (dalle 11 alle 13) l’Iuav - dove Dardi ha insegnato e che conserva l’archivio progetti dell’architetto che lavorò a lungo anche per la Biennale - ha in programma un incontro a Palazzo Badoer, intitolato «Un futuro al Cubo», che avrà al centro proprio la sua “salvezza”. Ci saranno, tra gli altri, lo stesso De Michelis e l’architetto Renata Codello, già soprintendente veneziano.

A organizzarlo sarà però il professor Leonardo Ciacci, docente di Urbanistica all’Iuav che ha già presentato all’Eni un progetto di trasformazione del «cubo» di Dardi che consenta di mantenerlo, che prevede grandi schermi video da fissare sulle strutture d’acciaio in sostituzione dell’originario rivestimento bianco, che potrebbero comunicare una grande quantità d’informazioni locali, che unite alle informazioni commerciali della stessa azienda o alla comunicazione pubblicitaria possano essere messe a disposizione di chi viaggia.

Anche la purezza dell’architettura potrebbe essere recuperata, nel buio della notte, attraverso gli stessi schermi trasformati nella bianca lanterna originaria. L’Eni, per ora, non ha risposto, ma questa architettura, che la stessa Regione aveva inserito nella sua schedatura delle architetture di pregio del Novecento veneto, deve sopravvivere. —


 

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