«Lei ha curato il nostro dolore»
Il professor Basso si commuove: «Ogni suo bacio era un guizzo di gioia»
PADOVA . Una bimba eccezionale, come lo sono tutti i piccoli pazienti di Oncoematologia pediatrica: il direttore del reparto, il professor Giuseppe Basso, ce l’ha ancora davanti agli occhi il sorriso di Aurora e nel ricordarla la voce gli trema un po’: «Aveva qualcosa di particolare questa bimba, nella sua terribile malattia ha saputo dare più di quanto ha ricevuto».
E non ha certo ricevuto poco: l’amore senza misura di mamma e papà che proprio lei ha voluto vedere uniti in matrimonio (la cerimonia sabato scorso a Rovolon), l’affetto della sorellina, di nonni e parenti, le cure di tutto lo staff medico che in questi anni l’ha seguita. Ma ogni abbraccio sul suo esile corpicino, ogni bacio posato sulle sue guancette, ogni carezza sulla testolina con i capelli corti Aurora sapeva moltiplicarli in sorrisi, in occhietti che anche nel dolore della malattia erano animati da un guizzo di gioia. Che sempre regalava a chi le stava intorno.
Neuroblastoma: è questo il male che ha ucciso la piccola Aurora. «È un tumore del sistema nervoso periferico» spiega il professor Basso, «il più tipico tumore in età pediatrica dopo quello del sistema nervoso centrale - al cervello - ed estremamente raro negli adulti. L’incidenza è dieci casi per milione. Può manifestarsi prestissimo, anche nei neonati entro i sei mesi di vita. In questi casi ci sono più probabilità che regredisca, con quasi il 70 per cento delle possibilità di guarigione. Mentre se compare dopo i 18 mesi di vita la prognosi peggiora». Il neuroblastoma è una brutta bestia. Si porta via la vita dei bambini e dà gran filo da torcere ai ricercatori. «A questo tipo di tumore viene dedicata molta ricerca» conferma Basso, «ma purtroppo non si può dire che siano stati fatti molti passi in avanti. Si conosce molto di più della malattia, ancora poco sul come curarla. Un esempio: trent’anni fa la leucemia aveva un tasso di guarigione del 30 per cento, oggi siamo all’85 per cento. Per quanto attiene il neuroblastoma, invece, in trent’anni si è passati da un tasso di guarigione del 25 per cento al 32. Si tratta evidentemente di progressi minimi».
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