Venezia in attesa della Legge speciale, in trent’anni fondi azzerati
La città storica ha bisogno di un rifinanziamento della Legge Speciale per garantire la manutenzione urbana e la protezione dalla marea
«La vera grande opera necessaria per Venezia è la sua manutenzione urbana». Lo ripeteva spesso, l’ex sindaco Massimo Cacciari. Erano i tempi delle polemiche sulla bontà del progetto Mose. Le alternative e le opere complementari, la richiesta dei soldi necessari alla vita quotidiana di Venezia, città speciale che vive sull’acqua. E ha bisogno di interventi continui per mantenerla in vita.
Ma da almeno vent’anni, da quando nel 2003 il governo Berlusconi ha introdotto la Legge Obiettivo per accelerare le grandi opere, i fondi a Venezia non sono più arrivati. Del resto la “manutenzione” non fa notizia.
C’è poco spazio sui media per chi assicura la cura continua della città. I titoli e l’interesse sono tutti spostati sulla grande diga, sull’opera salvifica. Così dal 2003 le risorse messe a disposizione dallo Stato come prevedono la Legge Speciale 171 del 1973 e poi la seconda (798) del 1984 sono state assorbite dalle dighe mobili.
Uno sguardo sulla Venezia di oggi
Oggi i lavori del Mose sono quasi ultimati, con gravi ritardi e aumenti di costi. Il meccanismo funziona e ha già protetto Venezia da un centinaio di maree eccezionali a partire dal 2020.
Ma i problemi aperti restano, a cominciare dalla manutenzione e dalla gestione di un’opera che vive sotto il mare. E ha anch’essa bisogno di cure continue.
Risultato, i rubinetti dello Stato per Venezia sono stati aperti in questi anni soltanto per finanziare il Mose.
La media dei soldi stanziati dalle leggi Finanziarie si è ridotta drasticamente. Dal 1993 al 2004 arrivavano a Venezia in media 143 milioni di euro l’anno. Fondi ridotti fino a 18 milioni annui nel decennio 2005-2015.
Poi qualche briciola in più, 20-30 milioni. Sempre troppo poco. Anche per i restauri degli enti e delle fondazioni, degli edifici pubblici e dei monumenti.
Non è questione di governi, perché sia centrodestra che centrosinistra dopo il via libera al Mose del 2003 tendono a negare i finanziamenti nonostante le proteste dei sindaci e dei parlamentari locali.
Perché Venezia ha bisogno di soldi
Perché quei soldi sono così importanti per Venezia? Gli interventi di manutenzione e di difesa fisica e socioeconomica della città storica e delle sue isole non può essere finanziata dal solo bilancio comunale.
Con la Legge Speciale negli anni d’oro si sono avviati interventi importanti. Lo scavo dei rii e il restauro delle rive e delle fondamenta, come previsto dal grande progetto di Insula del 1996.
Ma anche il restauro degli edifici, con i contributi ai privati per le parti comuni (tetti e intonaci) e a fondo perduto per la residenza. Il buono casa e gli incentivi alle imprese, gli aiuti agli artigiani – che oggi sono quasi scomparsi – alla cantieristica tradizionale.
Ma anche un programma fatto di interventi in laguna. Ci si accorge oggi, con anni di ritardo rispetto agli allarmi lanciati dagli esperti indipendenti, che anche il Mose una volta ultimato non potrà bastare a salvare Venezia dall’acqua.
A meno di non sacrificare con le chiusure sempre più frequenti, per v ia dei cambiamenti climatici e dell’aumento del livello del mare, l’economia del porto e la salute dell’ambiente lagunare.
Servono interventi finanziari mirati
Sono necessari interventi di riequilibrio e difese locali, come previsto da piani della salvaguardia di oltre vent’anni fa. Alcuni erano stati posti come condizione per l’approvazione del Mose. Ma non se ne è fatto nulla.
Oggi, con trent’anni di ritardo, si comincia a vedere il lavoro dell’insula di San Marco. I rialzi della città e delle rive, avviati in fondamenta della Misericordia negli anni Novanta, sono stati ripresi con i lavori in rio di Cannaregio.
Ma per fare un passo avanti e rendere efficace la salvaguardia di Venezia occorre che la Legge Speciale sia rifinanziata.
Lo ha chiesto a Roma il Consiglio comunale con un ordine del giorno approvato all’unanimità il 16 novembre del 2020, ribadito in un recente ordine del giorno.
Ora serve dimostrare che la difesa di Venezia patrimonio Unesco non si fa soltanto a parole.
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