Legge speciale, niente soldi dal governo

Mognato (Pd): «Serve una fiscalità diversa per trovare risorse. Con gli emendamenti portiamo a casa solo le briciole»
Di Alberto Vitucci
Interpress/Mazzega Venezia, 21.10.2016.- Palazzo Ducale, dibattito Aqua Granda.-
Interpress/Mazzega Venezia, 21.10.2016.- Palazzo Ducale, dibattito Aqua Granda.-

Niente soldi per la Legge Speciale. Tutti li chiedono a Roma, nei giorni del cinquantennale dell’alluvione. Ma nella Legge di Stabilità 2017 i fondi non ci sono. «Temo sarà molto difficile», ammette Michele Mognato, parlamentare veneziano del Pd. L’annuncio era arrivato nel convegno di palazzo Ducale dal sottosegretario all’Economia, anche lui del Pd, Pierpaolo Baretta. «Stiamo lavorando. Bisogna chiedere la convocazione del Comitatone». «Non serve chiedere il Comitatone se i soldi non ci sono», frena Mognato, «la prima cosa da fare è il rifinanziamento della Legge».

Ma non sono più i tempi d’oro in cui bastava chiedere e da Roma arrivavano centinaia di miliardi l’anno. Dal 2003 il flusso di denaro è garantito solo per la grande opera, il Mose. Per il resto niente. «Il punto è questo», continua Mognato, che è stato per cinque anni, dal 2000 al 2005 vicesindaco nella giunta Costa e assessore al Bilancio, «lo Stato è venuto meno ai suoi impegni. Credono che salvaguardia di Venezia sia soltanto Mose. Non hanno più finanziato gli interventi che il Comune aveva chiesto nel 2003 in cambio del via libera al Mose e il Comitatone aveva deciso nel 2006». Dunque? «Difficile che nella prossima Legge di Stabilità ci si siano soldi per Venezia», spiega, «non ci hanno dato nemmeno i soldi per le bonifiche e i marginamenti, voluti dalla commissione di inchiesta parlamentare sulle ecomafie, nonostante un ordine del giorno votato all’unanimità dal Parlamento».

Gli ultimi soldi, arrivati dopo una sospensione di anni, sono i 5 milioni del 2016. Dieci ne dovrebbero arrivare anche quest’anno. «Occorre cambiare strategìa, perché abbiamo visto», dice il parlamentare, «che con gli emendamenti alla Finanziaria non si porta a casa nulla, al massimo qualche briciola».

Il vero tema è quello della «leva economica». Anche di questo si parla da almeno dieci anni. Da quando in un convegno a San Giovanni Evangelista l’allora sindaco Massimo Cacciari, l’economista Mario Bertolissi e il commercialista veneziano Maurizio Baratello avevano consegnato al governo la proposta del federalismo fiscale. Una fiscalità in capo al Comune, che consentiva di ricavare risorse da porto e aeroporto, dalle accise sul carburante e dalla ricchezza prodotta in sede locale. Non se n’era fatto nulla. «E adesso siamo di nuovo a quel punto», dice Mognato, «bisogna alzare il livello del dibattito anche scientifico sulla salvaguardia, non chiedere soltanto schei a tutti. E garantire un meccanismo affinché una parte della ricchezza prodotta a Venezia dal turismo si fermi in loco per la manutenzione di questa città patrimonio del mondo».

«Per fare questo», è l’appello del parlamentare, «occorre mettersi insieme e dar seguito alle promesse. Un anno fa il sindaco Brugnaro si era fatto carico di aprire un tavolo con i parlamentari su questi temi. Ma non se ne è fatto nulla. Se non vogliamo arrenderci al fatto che Venezia sia travolta dal turismo dobbiamo combattere».

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