Legge “anti moschee” ricorso alla Consulta
JESOLO. Centro di preghiera al lido, si prepara a Jesolo l’adesione al ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge regionale “anti moschee”. Dal Lido inizierà inoltre un moto di protesta, con manifestazioni ed eventi a tutela della libertà di culto. La Lega ha già protestato dopo aver saputo che il gruppo “Incontro” dei musulmani residenti a Jesolo ha affittato un locale in via Aquileia, vicino all’ex discoteca Papaya.
Sarà un centro culturale dove si potrà anche pregare. Un centro dove già si ritrovano a pregare ogni venerdì e che venerdì prossimo sarà inaugurato con il sindaco e il patriarca. Valerio Zoggia ha ricevuto una relazione in merito dalla polizia locale, mentre anche il commissariato ha effettuato dei controlli. E finora, l’amministrazione non ha opposto resistenze a questa iniziativa. La Lega, con Alberto Carli e Giorgio Pomiato, ha però evidenziato che una moschea non può insediarsi in un’area del centro città secondo la legge regionale. Altri rilievi sono stati sollevati da Jesolo Bene Comune, con Christofer De Zotti e Lucas Pavanetto, quindi dall’albergatore Walter Luvisotto, che ha parlato di Jesolo con un altro Belgio denunciando come questa zona del Lido, tra centro preghiera e negozi gestiti da musulmani sia diventata quasi off-limit, un’enclave in cui sarà sempre più difficile entrare.
«Aderiamo all’invito rivolto dai responsabili della Lega Nord di Jesolo Carli e Pomiato», dice Salvatore Esposito di Sinistra, «tramite il segretario della federazione di Venezia di Sinistra Italiana, Mattia Orlando, e il nostro gruppo parlamentare ci rivolgiamo alla Corte Costituzionale affinchè verifichi la costituzionalità o meno di siffatta legge regionale».
«Purtroppo a subire le conseguenze di questo assurdo divieto», ricorda, «che assimila luoghi di culto o luoghi di sviluppo culturale a esercizi commerciali o centri di divertimento tipo discoteche, saranno l’intera città di Jesolo e le attività commerciali e imprenditoriali che, inevitabilmente, verranno colpite da un montante clima di tensione sociale proprio all’inizio della stagione turistica 2016. Chiaramente ci adopereremo», conclude, «affinchè vengano salvaguardate le fondamentali libertà religiose e culturali e prevediamo che una serie di manifestazioni di piazza scandiranno il trascorrere dei mesi primaverili ed estivi nella città jesolana. Facciamo in modo che Jesolo non dia di sè l’immagine di una città chiusa e retriva. Noi non lo vogliamo. Sicuramente, però, non staremo a guardare senza reagire e difenderemo i principi fondamentali dell’uomo garantiti dalla Costituzione italiana».
Giovanni Cagnassi
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