Lega ai ferri corti con Brugnaro Il sindaco: «Mi sento tranquillo»

Il segretario del Carroccio: «Noi siamo abituati a rispettare i patti». Da Re: «A Venezia si va avanti» Il primo cittadino tira dritto: la riforma costituzionale ha qualche aspetto che non va, ma bisogna fare
Di Mitia Chiarin
BARSOTTI - CANDIDATI MOVIMENTO 5 STELLE. EMANUELE COZZOLINO
BARSOTTI - CANDIDATI MOVIMENTO 5 STELLE. EMANUELE COZZOLINO

Marea politica agitata a Ca’ Farsetti. Il caso Bitonci a Padova e il sì del sindaco alla riforma costituzionale hanno allargato lo strappo tra la giunta fucsia e l’alleato Carroccio. I rapporti restano tesi, anche dopo la vicenda del referendum separatista. Il segretario Sergio Vallotto si prepara a valutare in settimana a livello federale la questione assieme al nazionale. «Prenderemo le nostre decisioni», ha detto Vallotto nei giorni scorsi. «La Lega è abituata a rispettare i patti e gli impegni ma stiamo prendendo atto che altre forze politiche non lo fanno e questo non lo possiamo accettare».

Ma ieri sera, dopo il direttivo del Carroccio a Noventa Padovana, il segretario regionale Gianantonio Da Re ha annunciato che non ci saranno vendette trasversali. Gli assessori leghisti della giunta Brugnaro per ora non rischiano.

Brugnaro, riformista e pompiere. Il sindaco si dice tranquillo e getta acqua sul fuoco. «Siamo tutti precari ma Venezia è in buona salute, mi pare che anche le critiche che posso aver ricevuto siano state accettabili e meditate», ha detto ieri rispondendo alle nostre domande sullo stato di salute della sua giunta. «Non credo che la Lega esca dalla nostra maggioranza ma io, del resto, posso parlare per me e non per gli altri. Mi sento tranquillo, ogni sera faccio il punto del lavoro svolto in giornata e non ho nulla da perdonarmi», ha ribadito. Le polemiche sono «logiche di partito ma io non ho tessere e non le prendo di sicuro adesso». Il sindaco ha ribadito di provare «stima per Salvini, è uno che vuole cambiare l’Italia. Avrà parlato così anche perché era arrabbiato dopo Padova, ma non credo sia arrabbiato con me. C’è il massimo rispetto di Salvini e con assessori e consiglieri della Lega i rapporti sono ottimi», ha spiegato. Ma ribadisce il suo sì al referendum del 4 dicembre. Brugnaro si dice riformista: «Io sono filogovernativo e anche se sono d’accordo con Salvini e Brunetta, che la riforma ha degli aspetti che non vanno, intanto bisogna fare». Se vince il no, conclude, «ci vorranno almeno altri sei anni per farne un’altra». Ma in Comune il clima politico è in fibrillazione».

Cinque stelle all’attacco. Sul caso Venezia la vera staffilata arriva dai deputati cinque stelle Emanuele Cozzolino, Arianna Spessotto e Marco Da Villa: «Nella vicenda che ha portato il sindaco Brugnaro a schierarsi per il sì alla riforma, quello che inquieta e preoccupa non è tanto la posizione di Brugnaro, che è un problema di Lega e Forza Italia, umiliate da un sindaco che disconosce la loro linea nazionale. Piuttosto preoccupa la spregiudicatezza del presidente del consiglio Renzi che si comporta da novello Achille Lauro visto che al dibattito di Milano, al telefono, ha promesso a parole i soldi per la Legge speciale di Venezia ma, seppure con il sorriso, ha chiesto che il sindaco di Venezia in cambio sostenesse il referendum. Questo politicamente è un ricatto».

Zanetti: Minacce vergognose. «Brugnaro non poteva restare a fare il cerchiobottista mentre in tutto il paese anche l'ultimo degli equilibristi democristiani andava schierandosi. Le minacce della Lega sono assolutamente vergognose e contraddittorie sotto ogni punto di vista: loro per primi hanno sempre parlato di alleanze mirate per l'amministrazione di singole città o regioni che quindi non dovrebbero risentire di questioni squisitamente nazionali come questa. Brugnaro, i suoi assessori e i suoi consiglieri hanno tutto il diritto di prendere una posizione politica sul referendum senza subire ricatti puri e semplici che nulla hanno a che vedere con la politica», afferma il viceministro Enrico Zanetti impegnato a sostenere il Sì in giro per l’Italia.

Forza Italia scalpita. «Siamo dispiaciuti delle prese di posizione della Lega e degli epiteti con cui siamo stati apostrofati sul caso Bitonci. Siamo sempre stati leali, abbiamo sostenuto i loro candidati. Governiamo assieme nelle regioni a guida leghista, tutti accordi rispettati nonostante esuberanze che in alcuni casi ci hanno forse messo in imbarazzo», avverte Deborah Onisto, capogruppo a Ca’ Farsetti. «A Venezia quello di lasciare la giunta è un refrain più volte annunciato dalla Lega, che ha poi responsabilmente visto marce indietro, senza che questo abbia minato le loro ben puntuali prese di posizione. Se la Lega decidesse di lasciare, non sarà certo per le forze politiche di coalizione e per noi: ma se così fosse, Forza Italia manterrà inalterato il proprio impegno, pronta ad intensificarlo, nell'amministrare la città». Traduzione: Forza Italia cerca altri spazi in giunta. Ma è un problema il sì del sindaco al referendum visto che il partito è per il no? «Non era necessario si esponesse pubblicamente. Rispettiamo la posizione personale ma Brugnaro da sindaco di Venezia doveva astenersi per non condizionare. Ha assicurato che non sarà coinvolto nella campagna», ammette la Onisto.

Il Pd gongola. «Numericamente, la giunta Brugnaro non rischia nulla, il sindaco ha ragione. Anche se escono i due consiglieri della Lega, la lista fucsia con 18 consiglieri su 37 si tiene stretto il governo. Politicamente questa è una maggioranza in forse dal punto di vista dei valori, lo si vede anche in Città metropolitana. Situazione che crea alla città evidenti problemi amministrativi», denuncia il capogruppo Pd Andrea Ferrazzi.

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