L'EDITORIALE / "Un'area forte, esempio per il Paese"

Nordest Economia, un inserto e un sito per declinare le parole: ripartenza, modernità e sviluppo

VENEZIA. Il 40% degli imprenditori intervistati per una ricerca firmata da Fondazione Nord Est, i cui dati sono stati diffusi giusto ieri, sostengono che questo nostro territorio crescerà stabilmente entro i prossimi dodici mesi. Il numero degli ottimisti arriva quasi al raddoppio se si sposta in là di altri dodici mesi il confine temporale per dare vera stabilità alla ripresa. Numeri importanti che non riguardano ancora l’intero Paese. Che confermano quello che in più di un’occasione un economista-filosofo come Zygmunt Bauman ha detto e scritto e cioè che non è poi così negativo essere “periferia”.

Ma il Nordest può ancora essere definito “periferia” rispetto al resto d’Italia? Può restare relegato a zona di confine e, solo perché tale, anche marginale? Il Nordest è piuttosto area di forte identità e territorio che ha saputo e sa essere trainante. Anche oggi che - uscito come molti altrove con le ossa acciaccate da una crisi lunghissima ed estenuante - mostra segnali di vitalità che alimentano la fiducia. I giornali veneti e friulani-giuliani del Gruppo Espresso (sono il mattino di Padova, la tribuna di Treviso, la Nuova di Venezia e Mestre, il Corriere delle Alpi, il Messaggero Veneto e Il Piccolo di Trieste) danno il via oggi a un importante progetto condiviso sul fronte dell’economia avendo ben chiaro quanto sono tenaci l’intraprendenza e l’impegno di donne e di uomini che credono nel loro territorio e che hanno faticato e faticano per proseguire un cammino di forti radici e di non aleatorie speranze.

Diamo vita a un sito internet, all’interno di ognuna delle nostre testate on line, in cui le cronache economiche e i numeri si intrecceranno con analisi e approfondimenti. Usciremo a partire da novembre con un inserto mensile che narrerà il cuore caldo della nostra economia fatta di intrapresa continua, di belle teste che ragionano, si confrontano, sanno guardare lontano e vicinissimo insieme. Nessuno vuole dimenticare che la gente del Nordest ne ha presi di schiaffoni dalla storia. Anche dalla più recente. E che ha vissuto tragedie personali, famigliari e di interi gruppi di maestranze in fabbriche, grandi o piccole che fossero, negli anni di una crisi che non ha precedenti dal secondo dopoguerra. Così come faremmo torto a chi continua a soffrire se non dicessimo che c’è ancora tanto da fare per garantire lavoro e sicurezza economica e sociale.

Oggi, per fortuna, le parole da declinare sono ripartenza, modernità, sviluppo. E sguardo che va lontano. Come sempre. Fin da quando – erano gli anni Settanta-Ottanta dell’altro secolo – c’è stato il grande boom di imprese. Quasi ogni capofamiglia costruiva accanto alla casa il suo piccolo capannone, mentre già ne sognava uno più grande e metteva a bottega moglie, figli, cugini, vicini. Famiglie intere, villaggi interi al lavoro. Tutti per lo stesso scopo: crescere, produrre. E crescere ancora. Sempre di più. Anni belli. Anni facili. Chi pensava? Chi immaginava? Era come un grande fuoco che tutto prendeva, tutto faceva vivere alla svelta. È andata com’è andata. E non si poteva pensare che qui ci si sarebbe potuti chiudere in una bolla d’aria salvifica mai lambita dallo tsunami globale. La storia qui non ha lasciato solo ossa rotte. Ha portato presto nuove riflessioni, consigli, propositi. Voglia di riprovarci. Ora c’è una nuova alba da vivere. La gente del Nordest lo sente. Gli imprenditori grandi, piccoli, piccolissimi hanno investito e investono in innovazione, nella ricerca di mercati alternativi e solidi, hanno ragionato che per fare di nuovo la differenza nella manifattura, che resta la vera forza, bisognava intrecciare l’alto valore aggiunto di tecnologie con l’antico saper fare, che proprio qui bisogna cercare. E che è necessario stare in rete per affrontare nella maniera più adeguata il resto del mondo. Un Nordest più coeso può contare sempre di più anche se gioca la propria specificità di terra di confine. La politica dovrà mettere allora orecchio sempre più attento sui messaggi che da qui arrivano. E noi, che con i nostri giornali di territorio facciamo rete larga e forte, abbiamo il compito di essere testimoni-narratori di questa nostra terra.Lo faremo, con voi e per voi lettori, con la convinzione che il Nordest ha davvero un grande cuore capace di sempre nuovi miracoli di lavoro, di creazione di ricchezza diffusa, di solidarietà. Di futuro.

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