L’edicolante si arrende «Quel posto è degradato».Chiusa la rivendita di via Antonio Da Mestre

Mario Berlendis si è trasferito in via Torre Belfredo, davanti agli artigiani «Il cratere dell’ex Umberto I è un buco nero, il parco Querini va rilanciato»
Foto Agenzia Candussi/Artico/Via A. Da Mestre, Mestre / Giornalaio chiuso
Foto Agenzia Candussi/Artico/Via A. Da Mestre, Mestre / Giornalaio chiuso

MESTRE. Poco passaggio e cattive frequentazioni, Mario Berlendis chiude l’edicola e si trasferisce. Ci ha provato fino all’ultimo con raccolte firme, petizioni, denunce, stufo e stanco di aspettare Godot, l’edicolante di via Antonio da Mestre, alla fine ha gettato la spugna. In agosto l’edicola che si trova proprio di fronte all’ex Distretto sanitario e davanti a quello che era il vecchio Umberto I, è rimasta chiusa i pomeriggi, dalla seconda metà di settembre invece è definitivamente sprangata. Il titolare, in attesa che il Comune conceda l’autorizzazione alla demolizione, si è trasferito in via Torre Belfredo, davanti alla sede degli artigiani, dove le cose gli vanno meglio. «Adesso lavoro», racconta, «sono più sereno, la sera me ne vado a casa e non devo sempre guardarmi le spalle, controllare l’edicola o svegliarmi e aspettarmi qualche brutta sorpresa né correre dietro a nessuno. Mi sono fatto quattro conti e alla fine è meglio così».

Tra le principali motivazioni, la desertificazione della zona. «Non c’è passaggio, la gente non ci viene perché ha paura e nonostante il blitz di luglio, tutto è rimasto tale e quale perché i controlli servirebbero h24, giorno e notte, invece non è così. L’acquitrino dell’ex Umberto I è sempre lì, un buco nero abbandonato da dove la gente entra ed esce. Ogni anno dicono che cambierà qualche cosa e ogni anno ci ritroviamo al punto di prima. Solo che oramai sono dieci anni che attendiamo un segnale che non arriva, tutte chiacchiere». Berlendis è stato rapinato e derubato più di una volta, tanto da prendersi un cane da guardia. Un tempo via Circonvallazione era una delle strade più frequentate, per via dell’ospedale e dell’afflusso di persone.

«Potevano fare quello che volevano in quell’area, le possibilità ci sono state, ma evidentemente non si è voluto. I ragazzi hanno fatto bene ad occupare, il loro gesto è conseguenza della situazione, ma lavorare in quel mondo, non era più possibile per me». Adesso l’edicolante assieme a Roberto Rigamonti si sta impegnando in un nuovo progetto, perché a quell’area ancora ci tiene. «Vogliamo che il parco di villa Querini venga recintato e che sia fruito dalle famiglie e dai bambini, per questo abbiamo proposto al Comune l’idea di dotare i residenti di un badge identificativo, ovviamente solo in un primo momento e realizzare delle giostre. Un modo perché il parco torni ad essere un luogo dove vanno gli anziani a passare il tempo, i bambini a giocare con i genitori, un punto di incontro per i cittadini». —



BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia