L’ebrea deportata, la meticcia “attenzionata”
VENEZIA. Chissà se si saranno mai incrociate le due Olghe che, per motivi diversi, frequentavano Ca’ Foscari. Età diversa, provenienza diversa, carriera diversa, eppure colpite dalle stesse leggi razziali. Una riesce a evitare il peggio, l’altra no.
Lei, Olga Blumenthal, lettrice di tedesco di famiglia ebraica, sposata a un celebre docente veneziano, Gilberto Secrétant, viene deportata nel campo di concentramento di Ravensbrück, dove muore il 24 febbraio 1945.
Poi c’è Olga Manente, nome italiano, carnagione scura e due occhi fieri e brillanti. Appare così nella fototessera appiccicata al documento che gira nelle segreterie dell’università dopo l’arrivo dell’ordine di tenere d’occhio gli studenti ebrei. Lei non era ebrea, ma per il regime fascista di sicuro Olga Manente era una che andava tenuta sotto controllo, per dirla come allora «attenzionata». La sua storia potrebbe svelare ancora oggi delle sorprese. Olga frequenta nel 1938 l’università, ma le sue origini sono africane. Suo padre è un membro dell’esercito che è stato in Eritrea. Non si conoscono i motivi, ma si sa che lui torna con questa bambina. La chiama Olga, la fa studiare e la manda perfino all’università. Lei, come una decina di altri studenti ebrei, viene osservata, ma non le accadrà nulla. Suo padre poi viene trasferito a Verona e si perdono le tracce che soltanto grazie alla mostra potrebbero riemergere.
Di sicuro la vita della Blumenthal è finita nel peggiore dei modi. Prima di quel 1938 la sua vita era felice a Venezia, dove abitava con suo marito, frequentando personalità di spessore e respirando cultura. Quando arriva da Roma la circolare che impone di allontare gli ebrei dall’università, è l’anno della pensione. Ha 71 anni e vive ormai da sola, senza più amici. I tedeschi l’arrestano e la spediscono nel Campo di San Sabba, poi la caricano sul convoglio 41T diretto a Ravensbrück.
In mostra anche i documenti sulla razza, parola cancellata dal dizionario, diffusi nei licei Foscarini e Benedetti, contro i giovani ebrei. Quei fatti dolorosi sono riscattati oggi dalla partecipazione degli studenti del Foscarini e del Benedetti alla realizzazione della mostra. I giovani di oggi, quelli che il presidente Sergio Mattarella ha ricordato nel discorso di fine anno come i fortunati ragazzi del 1999, quelli che non devono partire per la guerra, ma vivono in una Repubblica fondata sulla democrazia. (v.m.)
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