Le volpi fanno stragi di fagiani e tacchini

Torre di Mosto. L’allevamento La Rotta ha avuto 550 capi uccisi. «Si muova la Città metropolitana»
LAMANTEA - DINO TOMMASELLA - TORRE DI MOSTO - STRAGE DI FAGIANI ASSALITI DALLE VOLPI - IN FOTO L'ALLEVATORE MATTIUZZO E GIANNI ARTICO DI FEDERCACCIA
LAMANTEA - DINO TOMMASELLA - TORRE DI MOSTO - STRAGE DI FAGIANI ASSALITI DALLE VOLPI - IN FOTO L'ALLEVATORE MATTIUZZO E GIANNI ARTICO DI FEDERCACCIA

TORRE DI MOSTO. Il caso più grave è forse quello dell’allevamento di fagiani di via Rotta, che ha subito otto incursioni notturne negli ultimi due mesi. Qui sono stati circa 550 i fagiani finora uccisi. Ma in altri allevamenti non sono stati risparmiati neppure tacchini, oche e galline. In riva al Livenza, nelle campagne di Torre di Mosto, è allarme per le razzie compiute dalle volpi. Una strage di animali da cortile e allevamento, che sta provocando danni per migliaia di euro agli operatori. Che adesso chiedono un intervento della Città Metropolitana.

Pochi dubbi sul fatto che le autrici delle stragi siano le volpi. In zona, oltre alle impronte, ne sono stati avvistati diversi esemplari aggirarsi nelle campagne, oltre ad averne individuate le tane. Come confermano all’allevamento La Rotta di Alfio e Graziano Mattiuzzo. Qui negli ultimi due mesi si sono verificate otto irruzioni, per un totale di circa 550 fagiani uccisi, 25 solo nell’ultimo raid. Tutti trovati decapitati. Oltre al danno economico per gli animali persi, gli allevatori devono fare i conti con i costi di smaltimento delle carcasse, circa 30 centesimi a capo.

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Gli allevatori sono esasperati: «Siamo disperati, ormai la notte non dormiamo più nel timore delle scorribande». Segnalazioni di razzie sono arrivate un po’ da tutto il territorio di Torre di Mosto, da Sant’Elena a Boccafossa. Per fronteggiare il problema si è attivata anche la sezione locale della Federcaccia, con il presidente Gianni Artico, che ha compiuto un sopralluogo negli allevamenti e sta preparando una lettera da far firmare agli allevatori e inviare alla Città Metropolitana. Di mezzo c’è anche un problema di norme e di competenze su chi debba vigilare sull’incidenza di queste specie. «Non si capisce ancora bene chi debba gestire cosa», spiega Gianni Artico, «quello che sosteniamo è che bisogna sia fatta un’azione più incisiva verso il contenimento di queste specie che creano problemi e danni rilevanti». Nel frattempo, gli allevamenti devono fare i conti con le perdite economiche. C’è chi lamenta di aver subito perdite per circa 5 mila euro.

Giovanni Monforte
 

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