Le “Terre Rosse” saranno liberate dalle ceneri di pirite
VENEZIA. Le “Terre Rosse” di Mira finalmente liberate dalle ceneri di pirite che le infestano ormai da oltre quarant’anni, per essere restituite al loro ruolo di parco urbano. Un processo che sarà lungo, che impiegherà dieci anni per essere completato, ma che intanto si è avviato con l’accordo tra la Regione e la Città metropolitana di Venezia, in accordo con lo stesso Comune di Mira e con l’approvazione del progetto per l’avvio delle procedure di bonifica, con le ceneri che saranno progressivamente conferite per essere poi utilizzate a scopo cementizio. Lo hanno presentato ieri al termine del Consiglio metropolitano il sindaco Luigi Brugnaro, con il direttore Ciclo rifiuti e bonifiche ambientali della Regione Veneto Paolo Campaci e il dirigente Servizio ambiente della Città metropolitana Massimo Gattolin.
Il deposito di via Bastiette a Mira nasce alla metà degli anni Sessanta, per raccogliere qui le ceneri di pirite provenienti dagli impianti di produzione di acido solforico di Porto Marghera, a cui nel tempo si aggiunsero depositi provenienti da altri siti.
L’area dove sono depositate le ceneri di pirite è di circa otto ettari e contiene circa 800 mila tonnellate del materiale inquinante, una quantità enorme. Negli anni il deposito è stato gestito in modo incontrollato provando anche l’inquinamento ambientale dell’area circostante, oggetto di cause penali. Nonostante ordinanze di sgombero dei rifiuti del Comune, la società che gestisce il deposito si è sempre opposta, asserendo che i materiali potevano appunto essere utilizzati per la produzione di cementi, mentre spostarli come rifiuto avrebbe comportato costi altissimi. Per questo tre anni fa la società ottiene dalla Provincia - ora Città metropolitana - la possibilità di recuperare le ceneri secondo i limiti della normativa vigente. Si avviano così le prime misure di sicurezza di emergenza per il trattamento delle acque di dilavamento, ma i limiti per riutilizzare le ceneri per la società risulta ancora ancora troppo stretti. Ma si arriva al provvedimento di ieri che la Città metropolitana ha preso d’intesa con la Regione e sentito anche il ministero dell’Ambiente che toglie ogni alibi alla società per mantenerli al loro posto. Le ceneri saranno infatti analizzate prima dell’asporto, per evitare ogni possibile liberazione di sostanze inquinanti e solo se nei limiti previsti saranno indirizzate per la trasformazione in cemento. Altrimenti andranno considerati rifiuti e rimossi in quanto tali.
L’Arpav - Agenzia regionale per la protezione ambientale - garantirà un monitoraggio costante dell’operazione, al ritmo di circa 40 mila tonnellate di ceneri di pirite asportate e la società che controlla il deposito dovrà prima dell’avvio dell’operazione, depositare una garanzia fidejussoria da un milione e 250 mila euro, che rischia di perdere se non rispetterà gli accordi. «Non appena sarà stato eletto», ha detto ieri Brugnaro, «coinvolgeremo anche il nuovo sindaco di Mira nell’operazione che dovrebbe restituire al territorio e ai suoi cittadini un’area verde finalmente fruibile».(e.t.)
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