«Le scritte anti islamiche non vanno sottovalutate»

Il patriarca Moraglia non minimizza quanto accaduto a Marghera e Campalto «Il messaggio è preciso e non contribuisce a distendere il contesto sociale»
Conf. stampa con il patriarca Moraglia in seguito alla morte di Marco Cè
Conf. stampa con il patriarca Moraglia in seguito alla morte di Marco Cè

MARGHERA. «Non escludiamo che si tratti di un gesto isolato di uno sciocco, o di una persona mentalmente disturbata, ma il messaggio ha dei contenuti e non c’è certezza di chi o da dove provenga». Il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, interviene sul caso della chiesa cristiana copta ortodossa e dei due centri culturali islamici di Marghera, il primo in via Monzani e il secondo in via Paolucci, imbrattati con scritte anti Islam, svastiche, teste di maialini. Il Patriarca non minimizza l’accaduto: certo, può essere anche stato - fa capire - il gesto di un ragazzino, ma scripta manent, con le parole insomma non si gioca: si può ferire e si possono condizionare le persone. Quello che diciamo o ancor più scriviamo ha un peso non indifferente e talvolta troppo pesante per chi lo deve portare. «A La Spezia una volta», racconta Moraglia, «c’era stata una profanazione di un presepio, allora ricordo che scrissi una lettera aperta. Magari può essere stato», ribadisce, «il gesto di una persona in difficoltà, ipotetici ragazzini, ma il punto è che la nostra società non può isolare un messaggio soggettivo che però ha un contenuto oggettivo che può creare un determinato clima. Un clima legato ad un messaggio ben preciso che non contribuisce a distendere il contesto sociale in cui ci troviamo, che non aiuta a superare le difficoltà».

Chi ha scritto e imbrattato la chiesa cristiana copta ortodossa prendendola per una moschea ha anche dimostrato di non sapere di cosa si trattasse. C’è parecchia ignoranza in giro in merito alle religioni? «Sì, ma questa non è una scoperta di oggi. Ripeto, non ho la minima idea di che coscienza soggettiva abbia fatto quelle scritte, ma il punto è che girano e fanno tendenza».

Insomma, creano un clima di intolleranza, fomentano un pensiero e un linguaggio che non appartiene al clima di amicizia che la Chiesa, attraverso il dialogo interreligioso, ha creato a fatica in questi anni proprio assieme ai musulmani e ai credenti di altre fedi. Anche durante la messa dei defunti e l’omelia in cimitero Moraglia aveva ricordato, a proposito del suffragio e della riparazione, che quando si parla male di qualcuno talvolta non basta chiedere scusa, perché le cose dette rimangono e girano, da qui l’importanza di rimediare al danno provocato. Il Centro islamico di Marghera, chiamato anche “moschea della misericordia”, ha già iniziato a pulire le scritte dei vandali grazia ai membri della comunità.

Marta Artico

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia