«Le sardine stanno più larghe di noi»

Il racconto della testimone: «Anche il personale ha riconosciuto che si viaggia senza sicurezza»
DISAGI PER I PENDOLARI DI PIOVE DI SACCO SUI TRENI SULLA LINEA ADRIA MESTRE IN FOTO I VAGONI STIPATI
DISAGI PER I PENDOLARI DI PIOVE DI SACCO SUI TRENI SULLA LINEA ADRIA MESTRE IN FOTO I VAGONI STIPATI

CAMPAGNA LUPIA. «Resteremo qui, fino a quando non arriva un treno per tutti». Erano decisi a fare una sorta di sit-in a oltranza in stazione, ieri mattina, i pendolari che viaggiano sulla linea ferroviaria Adria Mestre Venezia e per documentare il motivo della loro protesta hanno chiamato anche i carabinieri a fare le foto del treno: stipato all'inverosimile, tanto che le porte non si chiudevano e il convoglio non riusciva a ripartire.

«Le sardine stanno larghe, rispetto a noi» racconta Sabina, una pendolare che quel treno le prende tutte le mattine per andare a lavorare a Mestre. «Abbiamo chiesto decine di volte a Sistemi Territoriali di aggiungere un vagone. La scorsa settimana, incredibile, lo hanno anche fatto. Ma solo per un paio di giorni. Poi lo hanno tolto e siamo tornati al punto di prima».

Un “punto” che non è degno di un sistema di trasporti civile, a quanto raccontano i pendolari che ne fanno le spese. «Il treno è quello delle 6.43 da Cavarzere» racconta Sabina «a Piove si riempie del tutto e poi continua a imbarcare gente che deve stringersi sempre di più. Questa mattina (ieri, ndr) a Campagna Lupia la gente in attesa non ce la faceva più a entrare. Ma tutti abbiamo impegni di lavoro, di studio che non possiamo perdere».

«Alla fine eravamo talmente tanti a voler prendere quel treno che non si chiudevano le porte automatiche e non si poteva partire», racconta la testimone, «Abbiamo parlato anche col personale di servizio che ha riconosciuto che si viaggia, quasi sempre, oltre il limite e le condizioni minime di sicurezza».

Questa situazione di stallo, con treno fermo, pendolari che non si schiodavano dai vagoni, carabinieri che fotografavano tutto, è durata fino all'arrivo del convoglio successivo, quello delle 7.12 da Cavarzere. A quel punto tutti son potuti ripartire, ma sempre in piedi, e ammassati tra sedili e predellini, in entrambi i treni.

«Siamo arrivati a Mestre alle 8.40» dice Sabina «un'ora di ritardo: io sono andata al lavoro e ho recuperato il ritardo fermandomi di più in ufficio, ma so che qualche studente universitario, a quell'ora, aveva già perso la lezione ed è dovuto tornare a casa». Ieri, ritardi, mancanza di informazione e condizioni di viaggio impossibili si sono sommati e hanno causato il blocco del servizio. Oggi si ricomincia. Ma non è detto che sia migliore.

Diego Degan

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