«Le porte della moschea sono aperte a tutti»
Cena di rottura del digiuno a Marghera con la comunità islamica, il Patriarcato e il vice questore
MARGHERA. Cena collettiva di rottura del digiuno venerdì sera, nella Moschea della misericordia di via Monzani a Marghera. Un momento di integrazione importante quello della cosiddetta “Iftar”, sia per la comunità che per gli “amici” della moschea, le tante persone che a vario titolo collaborano con la comunità islamica, i veneziani convertiti, così come le istituzioni e la chiesa.
Ad accogliere gli invitati, il presidente Amin Al Ahdab e l’imam, Hammad al Mahamed, Omar Al Hnati, Bach Abdallah e molti altri membri. Erano presenti il vicequestore Marco Odorosio, che si è fermato a rompere il digiuno con i fedeli, e per il Patriarcato il vicario episcopale monsignor Dino Pistolato, una rappresentanza della municipalità di Marghera e il parroco della Cita, don Nandino Capovilla. Presenti i rappresentanti di diverse comunità islamiche della zona, tra cui Spinea. Tra gli ospiti anche Tanji Bouchaib, presidente della Federazione regionale islamica del Veneto.
Prima la preghiera e i discorsi, poi un bicchiere d’acqua e tre datteri per rompere il digiuno. Per cena oltre alla harira, la zuppa marocchina, un buonissimo riso di pesce, dolci arabi e orientali. A prendere la parola anche le donne, che hanno tenuto un discorso pubblico: «Come giovani musulmane di Venezia proviamo tutto l’amore e il rispetto verso questo Paese che ci ha garantito una vita dignitosa ci riteniamo ponte di conoscenza tra le nostre radici e questa terra che ci ha fatto crescere. Lavoriamo sulle cose che ci accomunano come essere umani che risiedono in questo unico territorio, siamo consapevoli della grande responsabilità che portiamo sulle spalle nel trasmettere la nostra cultura e la nostra religione a questa società».
Le giovani musulmane hanno preso le distanze dall’estremismo di alcuni individui che «danneggia l’immagine dell’Islam» . «In questo centro impariamo i principi di fratellanza e misericordia e cerchiamo di creare una generazione che crede nella pluralità religiosa e etnica e una generazione nella quale dominano l’amore e la pace».
«Organizziamo da anni questi incontri con lo scopo di avvicinarci, aprirci e abbattere i muri», ha commentato il presidente della comunità Al Ahdab, «in un clima incandescente come quello che viviamo, dobbiamo dimostrare di essere vicini uno all’altro». Il presidente ha mostrato al vice questore e ai presenti, i progetti di recupero della nuova moschea realizzati dai ragazzi del liceo artistico, appesi alle pareti, ribadendo l’importanza di avere un luogo di culto dove riunirsi per pregare, sia a Mestre che a Venezia. Omar rivolgendosi verso il vicequestore e monsignor Pistolato, ha ricordato che la moschea è sempre aperta a tutti, non sono durante il Ramadan: «Le nostre porte sono spalancate, ci piacerebbe che anche voi vi avvicinaste a noi». Per la festa di fine digiuno, la comunità ha già chiesto Il Parco di San Giuliano.
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