Le opposizioni nella bufera Casson non rinnova la tessera Pd
Una sconfitta che ha lasciato il segno. Per i moderati del Pd è colpa della “candidatura sbagliata”. Per il candidato, dello scarso appoggio che alcuni settori del centrosinistra e del Pd gli hanno dato. Mentre Brugnaro governa da due mesi, il centrosinistra è in pezzi. E il candidato sindaco sconfitto, il senatore Felice Casson, ha annunciato l’intenzione di non rinnovare la tessera del Pd, partito a cui era iscritto da dieci anni a Venezia nel circolo Anita Mezzalira di Cannaregio, in Strada Nuova. Zona dove peraltro ha ottenuto risultati di tutto rispetto, tra le poche aree dove era arrivato davanti a Brugnaro. «No, non mi iscriverò al Pd nel 2016», conferma Casson, che rientrerà domani dalle ferie, «è una decisione che ho preso e non cambierò idea».
Dichiarazione laconica che nasconde tutta l’amarezza di una sconfitta inaspettata. «Dico solo che provo un grande dispiacere», commenta la segretaria del circolo Marina Rodinò, «il senatore Casson è stato da noi appoggiato alle ultime elezioni, anche se poi è andata come è andata. Trovo che non sia giusto nei confronti dei tanti che hanno lavorato per lui».
Fuori dal partito ma non dal gruppo parlamentare. Perché l’ex magistrato ha annunciato l’intenzione di continuare a lavorare a Palazzo Madama nel gruppo del Pd. «Altri senatori fanno parte del gruppo pur non essendo iscritti al partito», dice. Ma la decisione è il segnale di una tensione evidente tra il candidato e il partito che lo aveva sostenuto. Pur avendogli contrapposto, nella fase delle primarie, Nicola Pellicani, il giornalista poi eletto come capolista nella lista del senatore. Anche a Ca’ Loredan, dove l’intera opposizione può contare su 11 consiglieri su 37, la divisione è evidente. Si sono costituiti gruppi autonomi Pd e Lista Casson, con iniziative separate e voti in qualche caso differenziati. Tensione che sfocia nel mancato coordinamento. La vittoria di Luigi Brugnaro ha rilanciato il centrodestra che era da quasi trent’anni, con la breve parentesi di Ugo Bergamo nel 1990, all’opposizione. E ha distrutto il partito, sempre più diviso al suo interno. In attesa del congresso di autunno e probabilmente delle dimissioni dell’intero gruppo dirigente. Errori che ognuno scarica sugli altri, ma il risultato è stato quello di far vincere Luigi Brugnaro, imprenditore che in soli due mesi è riuscito a ribaltare i sondaggi e sbaragliare il centrosinistra, reduce peraltro dallo scandalo Mose che lo vedeva coinvolto solo in minima parte ma che ha pagato più di tutti in termini di immagine insieme all’ex sindaco Giorgio Orsoni.
La resa dei conti arriverà presto. Intanto in Consiglio comunale i consiglieri dell’ex partito di maggioranza sono solo tre.
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