«Le nuove aperture ci mettono a terra»
Preoccupati è dire poco. Le categorie del commercio mestrino, Confesercenti e Confcommercio, lanciano l’allarme di fronte alla ripresa del confronto in Regione per autorizzare l’apertura dell’Iperlando in via Caravaggio. Perché la conferenza di servizi fissata in Regione per il 31 agosto sul progetto che lo scorso maggio era stato stoppato, fa capire che la corsa alle aperture di grandi strutture commerciali a Mestre non si ferma. Ma evitano tutte il centro. «Così Mestre muore», segnalano Maurizio Franceschi e Dario Corradi, pensando all’Iperlando ma anche alla previsione di una torre alberghiera e commerciale al fianco della “Nave de vero”, sulla Romea. Sul Terraglio sono previste anche quattro torri con spazi anche commerciali, proprio a fianco di Lando.
Il nodo viabilità. Sia per l’Iperlando che per la torre “Venus Venis” della società Blo il nodo è la viabilità: questo tema aveva stoppato l’Iperlando a maggio in Regione. Ora se ne riparla (una riunione tra Comune e Cav è in programma domani, giovedì, e anticipa la conferenza di servizi) con l’ipotesi di costruire un nuovo svincolo della tangenziale diretto ai centri commerciali dell’Aev Terraglio. L’idea è del Comune per eliminare gli ingorghi che si verificano sulla Castellana, causa il traffico diretto ai megastore. Il nodo fondamentale è sempre quello di chi paga e dalla Cav ricordano che il dialogo è aperto con il Comune ma poi l’ultima parola spetta al piano economico finanziario e al ministero competente sulla concessionaria autostradale.
Anche per la vicenda della torre a fianco della “Nave de vero” a rallentare il percorso autorizzativo sono le tante perplessità sull’impatto dell’insediamento sulla bretella della Romea tra tangenziale e rotatoria per la statale. E lì alternative ce ne sono poche, pare.
Saturazione commerciale. Ma il nodo vero è la necessità reale di avere altri centri commerciali attorno e non dentro Mestre dove i negozi non reggono la concorrenza. E tanti chiudono. L’idea della Regione, anni fa, di portare nei centri storici le grandi distribuzioni di vendita, con progetti di alta qualità, pare un sogno. Se si esclude, l’operazione Interspar in via Torino. Altri ci pensano (M9, Excelsior di Furlan, area stazione) ma rischiano di arrivare tardi in un centro desertificato. Appena fuori, una selva di megastore, torri e centri commerciali.
Categorie: è allarme. «Preoccupato?La preoccupazione dovrebbe essere di tutti perché il centro di Mestre è fortemente compromesso e senza un vero e forte progetto di rilancio, ci resta solo da alzare bandiera bianca», avvisa Maurizio Franceschi, direttore di Confesercenti. «Se le attrazioni forti continuano a nascere fuori dal centro di Mestre e dentro si fa fatica a proporre eventi per la città o non si fa nulla, come si vuole che ci sia vera competizione?», si interroga. Una situazione che «nasce dalle politiche del passato», dice Franceschi e gli dà ragione il direttore dell’Ascom, Dario Corradi che ricorda: «Sia chiaro, quelle sono scelte non dell’attuale amministrazione ma di quelle del passato e di previsioni urbanistiche senza veri limiti».
Dati su cui riflettere. La grande distribuzione ha invaso il Veneto e continua a crescere: il Veneto è al quarto posto in Italia con 533 metri quadri per mille abitanti di presenza di centri commerciali. La provincia di Venezia è sedicesima in Italia: 566 metri quadri ogni mille abitanti. E le catene si contendono i clienti che non sempre comprano ma solo passeggiano nelle gallerie coperte. Mestre riesce a competere solo per un dato: i 3 milioni di presenze turistiche l’anno.
Pessimismo. «Per il Natale vedremo come va il confronto di fine agosto con il Comune ma se la situazione è questa e si concedono nuove aperture non resta che alzare bandiera bianca e ammettere il fallimento: il centro di Mestre è moribondo», dice Franceschi. Dario Corradi rincara la dose: «Le nuove aperture? Un duro colpo ai negozi e all’economia del centro di Mestre che, senza risorse e progetti di rilancio, è destinato a morire dal punto di vista commerciale. L’agonia è già iniziata».
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