Le Municipalità battono i pugni «Rivogliamo subito le deleghe»
«La giunta non sa quali sono i nostri desiderata? Strano perché li avevamo messi per iscritto in un atto formale ancora a novembre del 2015». Il presidente della Municipalità di Mestre, Vincenzo Conte, mette le cose in chiaro e torna ad accendere i riflettori sulla questione delle deleghe e degli ex consigli di quartiere svuotati di potere. Ieri tutti i presidenti degli organi (eccetto Favaro) decentrati hanno mandato alla giunta la mozione dal titolo “Cittadinanza, condivisione e partecipazione: presente e futuro delle Municipalità”, datata novembre 2015, in cui evidenziavano nero su bianco l’importanza della prossimità con i cittadini, il senso e lo scopo con il quale erano nati gli enti decentrati.
«In questi giorni», spiega Conte, «più di un esponente della giunta ha fatto finta di non sapere cosa volevamo, cosa avevamo chiesto, quali sono i problemi sul tappeto. Ricordo che non ci hanno mai risposto, non hanno mai fatto seguire alcun tipo di riscontro alla nostra mozione, e le deleghe non sono state ripristinate. L’unico potere che abbiamo, è la firma dei Tso (trattamenti sanitari obbligatori), un impegno a tutte le ore, l’ultima volta mi hanno suonato a casa alle tre meno un quarto del mattino. Siamo stati svuotati di tutto, i delegati sono coadiutori dei presidenti di commissioni, niente più. Per questo abbiamo deciso di rimandare agli assessori le delibere dei cinque consigli nei quali già nel novembre 2015 chiedevamo una riassegnazione di deleghe, non possono alcuni membri della giunta fare finta di nulla, dire che non abbiamo esplicitato la nostra volontà: stanno scherzando? Inoltre c’è la delibera del consiglio comunale che chiedeva un piano di concertazione entro due mesi, che non è mai stato fatto. Lo ripetiamo per l’ennesima volta, perché non ci siano ambiguità e perché non si faccia finta di non sapere».
«Nessuno ha mai risposto», conferma il presidente di Marghera, Gianfranco Bettin, «c’è stato un incontro una volta, poi nulla di nulla. Oramai siamo solo in attesa che il Tar si pronunci, i nostri avvocati hanno ridepositato 1.500 firme di persone che hanno sottoscritto il nostro ricorso, chiediamo che venga ammesso all’ordine del giorno, altro non si è mosso». E ancora: «Dispiace, queste strade formalistiche di ricorsi sono spiacevoli, nei rapporti tra istituzioni politiche sarebbe meglio discutere, confrontarsi e trovare una soluzione: in quel documento chiedevamo cose fattibili, non c’erano doppioni, interferenze, eravamo disposti a discutere senza pregiudizi».
Prosegue: «E poi ci sono atteggiamenti puerilmente autoritari: adesso tolgono il nome delle municipalità dal logo delle manifestazioni, come il Carnevale. Da sempre moltissime iniziative sono nate dalle municipalità, pensiamo ad alcune sfilate, carnevali, manifestazioni. Basta. Non si tratta di mettere una cosa contro l’altra, leone contro torre o ciminiere, c’è posto per tutti in una città diventata grande per questo. Se alla sfilata di Marghera abbiamo avuto 30mila persone, non è per caso, è perché abbiamo trovato sponsor, perché c’è radicamento da parte delle associazioni, e ciò rende più forte il comune, non è contro, è per. C’è la municipalità insieme al comune, è autoritario ma in modo infantile voler negare ciò e ridurre tutto a una dimensione sola. È sconfortante da un lato e ci fa indignare che si vogliano cancellare gli altri, che non sono cancellabili nel territorio, non è possibile, tutto ciò rende difficile lavorare».
Le municipalità chiedevano, a suo tempo, la gestione dell’attività di anagrafe, servizi sociali di competenza, gestione delle sale e degli spazi circoscrizionali, servizi educativi e scolastici in relazione alle scuole di competenza comunale, attività culturali, ricreative e sportive, orti urbani, aree verdi attrezzate, lavori pubblici di ambito circoscrizionale.
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