Le mille richieste dei fedeli al Santo nell’era del dubbio
MAERNE. In silenzio e in una lunga fila rivolta all’altare. Tutti a pregare e in attesa di toccare per pochi secondi quelle reliquie per chiedere anche una piccola intercessione. Quelle reliquie sono di Sant’Antonio, da venerdì scorso a giovedì prossimo nella chiesa di Maerne. Un momento religioso molto forte: sono milioni i pellegrini che ogni anno si recano a Padova per venerarle, stavolta sono stati i frati francescani a spostarsi. E l’iniziativa è stata molto apprezzata.
«I santi sono persone come noi» dice la suora francescana Giusy «e il mio auguro dopo questi giorni è che anche noi possiamo metterci in cammino su quanto dice il Vangelo». Sant’Antonio nacque a Lisbona nel 1196 con il nome di Fernando di Martino. Formatosi nella scuola della Cattedrale della capitale portoghese, nel 1210 entrò in un monastero agostiniano. Diventò sacerdote nel 1220 e subito dopo indossò l’abito francescano con il nome di Antonio. Fece il missionario in Marocco ma a causa di misteriose febbri, dovette rientrare in Italia; durante il viaggio, sulla costa della Sicilia naufragò. Di seguito partì per Assisi, dove conobbe il futuro San Francesco. Poco prima di morire chiese di essere riportato a Padova nella chiesetta di Santa Maria Mater Domini, a lui tanto cara. In questa città morì il 13 giugno 1231.
«Mi auguro che quest’occasione» dice la catechista Anna Rossato «possa essere un punto di partenza. Da qualche anno, con i bambini facciamo un pellegrinaggio a Padova per far conoscere loro questa figura: è una bella esperienza. Di Sant’Antonio mi piace la semplicità, il suo modo di avvicinarsi alle persone. Dovremmo esserlo anche noi: la diffidenza verso l’altro ci limita, ci trattiene». Per un’altra fedele, Liviana Brossa, il momento dell’esposizione delle reliquie è importante. «Conoscere l’amico Gesù attraverso i santi» aggiunge «dev’essere una spinta in più». Nadia Cazzador: «Ho tante cose da chiedere» spiega «ma una in particolare: che i giovani si avvicinino all’Eucarestia e aumenti la fede». Gianpaolo Franzoi crede che già porsi delle domande su questa iniziativa, possa essere una buona base di partenza. «Spero si smuovano le coscienze», dice. Ivano Simion ha appena completato la coda per venerare le reliquie di Sant’Antonio. «È un esempio per tutti noi e deve essere imitato. Cos’ho chiesto? Essere giusto». Durante l’omelia il padre francescano Giuseppe ha chiesto a tutti di seguire il messaggio del santo patavino. «Ci invita a servire» dice «ed essere attenti a quanto succede attorno a noi, a chi ha bisogno».
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