«Le educatrici di asili privati temono di perdere il lavoro»

«Siamo preoccupate perché non sappiamo ancora come dovremo organizzare il lavoro dalla fine di agosto, quando solitamente torniamo al lavoro per gestire gli inserimenti dei bambini e non sappiamo ancora se il rapporto educatrice - bambini dovrà essere modificato negli asili privati dove noi operiamo. Con ripercussioni sul nostro lavoro. Attualmente il rapporto è di una educatrice ogni sei lattanti e di una educatrice ogni otto , nove divezzi. Insomma, stiamo vivendo una situazione di evidente incertezza».
Le educatrici di asili privati hanno espresso le loro preoccupazioni alla Uil Fpl. Il sindacato con Pietro Polo spiega: «Queste educatrici e il personale ausiliario lavora a part-time con uno stipendio che raramente supera i 900 euro al mese. E da febbraio la cassa integrazione che doveva garantire l’80% della retribuzione lo garantisce ma al lordo per cui tolte tutte le trattenute si sono ritrovate con il 40 per cento dello stipendio visto che nei mesi estivi non vengono riconosciuti. Quindi per loro questi sono sei mesi da incubo che non si risolvono certo con la pubblicazione dei protocolli di riapertura dei servizi educativi».
E l’autunno con il riavvio dei servizi non vede ottimismo anche perché si temono contraccolpi lavorativi, dice Polo, per la riduzione della capacità di accoglienza di bambini nelle strutture private. Il sindacalista ammette: «Non c’è nessuna garanzia che si conservino le attività e i posti di lavoro. Solo in provincia di Venezia gli asili nido sono scesi ad una settantina (nel 2016 erano 108) con una capacità ricettiva di duemila bambini da 3 mesi a 3 anni. Il personale coinvolto ammonta ad oltre 500 unità (350 educatrici e 150 ausiliarie) con una gestione affidata a parrocchie e soprattutto cooperative come le coop Codess, Socioculturale e il Portico». —
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