«Le chiatte stanno uccidendo le vongole»

Chioggia. Denuncia di 50 allevatori che rischiano di perdere tutto. I giganti in ferro bloccano infatti il flusso dell’acqua
Di Diego Degan

CHIOGGIA. «Qui, tra poco, sarà tutto morto», dice Antonio Veronese indicando la distesa di alghe che assedia il ponte translagunare. In mezzo a quella distesa ci sono i suoi allevamenti di caparozzoli quelli che lui e altri cinquanta soci della Coopesca hanno ripulito, seminato, curato e coltivato in mesi di lavoro per trovarseli, adesso, che stanno marcendo, soffocati da un tappeto di alghe.

Questa, però, non è una morìa, come ce ne sono state tante in passato, dalle cause “sconosciute”. Le cause di questo disastro sono lì, perfettamente visibili: sette chiatte, di lunghezza tra i 40 e i 70 metri, addossate tra di loro e sui terrapieni del ponte translagunare, giganti di ferro che bloccano il flusso d'acqua di uno dei canali che passano sotto quel ponte delle Trezze. Quelle chiatte sono lì dal 6 febbraio, da quando il vento ha rotto i loro ormeggi e le ha trascinate alla deriva fino al primo ostacolo in grado di trattenerle.

Danni alla struttura portante del ponte, al momento, non risultano e, forse per questo, nessuno si è ancora preoccupato di spostare quei natanti, pensando che là, in mezzo alla laguna, possano restarci per un tempo indefinito. Invece non è così: senza il ricambio d'acqua del canale delle Trezze, gli allevamenti si riempiono di alghe, le alghe soffocano i molluschi, i molluschi muoiono e marciscono.

Lo scenario che si preannuncia è drammatico: centinaia di ceste di semina sprecate, almeno duecento quintali di caparozzoli, per un valore di 70mila euro, che non nasceranno mai, cinquanta persone che avranno lavorato inutilmente per mesi e si troveranno, insieme alle rispettive famiglie, senza quella fonte di reddito per chissà quanto tempo. «Anche se le chiatte venissero tolte oggi», continua Veronese, «non so davvero cosa potremo salvare degli allevamenti. Solo la ripulitura richiederebbe giorni di lavoro e spese ingenti: E chi ci rimborsa?». La competenza in laguna è del Magistrato alle acque ma questo ente, in seguito allo scandalo Mose, è stato soppresso. Certo, uffici e funzionari ci sono ancora ma che possano agire “in tempo reale” appare, francamente, difficile. Potrebbe (e dovrebbe) provvedere alla rimozione delle chiatte anche il loro proprietario, la società Allibo Alto Adriatico. Peccato che sia in liquidazione. Dunque chi può intervenire? «Abbiamo interessato la Capitaneria di porto fin dal primo giorno», dice Veronese, «ci avevano preannunciato la rimozione delle chiatte martedì o mercoledì scorso, nei giorni di marea più alta. Invece niente. E questo fine settimana sono previsti ancora bora e maltempo».

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