Le categorie in prima linea contro il Gpl
CHIOGGIA. Le categorie rompono il silenzio e decidono di appoggiare la battaglia contro l’impianto gpl in realizzazione a Punta Colombi. Le sigle economiche e produttive, chiamate a raccolta dal comitato No Gpl martedì sera, hanno deciso di contribuire, non solo idealmente, alla causa. Firmeranno un documento unitario e sosterranno economicamente le spese legali per le diffide, e le eventuali cause, contro gli enti che potrebbero assumere delle decisioni e non lo fanno.
In testa vi è l’amministrazione comunale che sarà nuovamente sollecitata a adottare tutte le misure conseguenti alla mancanza delle autorizzazioni edilizie. Una sorta di ultimatum per evitare che gli appelli finiscano per consumarsi nelle aule di tribunale. La consulenza legale è stata affidata a Matteo Ceruti, avvocato di Rovigo, esperto in temi ambientali, che ha vinto la causa contro l’Enel per la centrale di Polesine Camerini. Di questo e di molto altro si è parlato nell’incontro con le categorie.
Le sigle economiche della città finora non si erano esplicitamente esposte, appoggiando in qualche caso le iniziative del comitato senza però scendere in prima linea. Sul tema vi è forse anche qualche imbarazzo dato che nel cda di Aspo oggi, come nel 2014 quando si votarono le delibere sull’impianto, siedono rappresentanti degli artigiani e del mondo del commercio. Nell’incontro sono stati rotti tutti gli indugi e le categorie hanno deciso di sostenere la causa del comitato e di metterlo nero su bianco con la sottoscrizione di un documento comune in cui si ribadiscano ancora una volta tutti i motivi per cui la città non vuole l’impianto gpl in quel sito e quali potrebbero essere le ricadute sull’economia, in particolare sulla pesca e sul turismo. «L’appoggio sarà anche concreto», spiega il presidente del comitato, Roberto Rossi, «perché le categorie ci daranno un aiuto nella raccolta dei fondi necessari per pagare l’avvocato a cui abbiamo dato incarico di diffidare gli enti che hanno elementi per assumere decisioni ma non lo hanno ancora fatto. Ci stiamo muovendo su tre fronti: amministrazione comunale, Soprintendenza e Città metropolitana. È ormai assodato che mancano le autorizzazioni paesaggistiche e quelle edilizie perché la concessione unica è stata introdotta dopo la richiesta presentata dalla società. Inviteremo questi enti a prendere delle decisioni, se non otterremo risposte veloci, procederemo legalmente». Il comitato ha già avviato nelle scorse settimane una sottoscrizione pubblica per raccogliere i fondi necessari per le spese legali, ora le categorie contribuiranno battendo cassa tra i loro soci. «Siamo ormai in una fase calda», spiega Rossi, «il quadro è chiaro e delineato nei suoi vari aspetti. I tempi sono maturi per passare alla fase delle decisioni. Nelle prossime ore avremo un incontro con gli amministratori comunali perché vogliamo capire quali siano le intenzioni. Chi fa i controlli quando un’opera potrebbe essere in odore di abuso? La risposta è evidente».
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