Le case, il rock e... Berlinguer
MIRANO. La legge regionale sul contenimento del consumo di suolo, approdata lunedì in Regione, irrompe nel dibattito elettorale di Mirano, cavallo di battaglia dei 5 Stelle. Intanto un altro movimento, i Cittadini di Mirano di Stefano Tigani, polemizza con il sindaco: «Non ci ha concesso la piazza».
Cubi e cemento. «In questi anni, piani d’area, Suap, progetti strategici sono serviti a divorare una quantità enorme di suolo agricolo in Veneto», attacca il deputato miranese del M5S Emanuele Cozzolino, «serve un cambio di rotta, con una legge che punti al recupero del patrimonio edilizio esistente e ricucire, anche trasferendo crediti edilizi, dalle aree esterne con elevata potenzialità agricola e naturalistica, dentro il tessuto urbano». «A Mirano, grazie al piano casa regionale, abbiamo visto crescere palazzoni e obbrobri dove prima sorgevano case», aggiunge il candidato sindaco Antonio Milan, «tutto ciò ha provocato gravi ripercussioni sulla viabilità. Con il nuovo Pat la sindaca ha confermato le cubature del vecchio Prg, aggiungendone altre. Il futuro sta nella rigenerazione urbana».
Campioni fuori. «Il 19 maggio il Movimento Cittadini Mirano ha fatto domanda per svolgere una manifestazione dal titolo “La notte dei campioni”, specificando che la manifestazione avrebbe avuto fini elettorali», spiega invece Tigani, «avrei raccolto il pubblico per presentare il mio programma su giovani, famiglie, sport e spettacolo, con dj-set, spettacolo di musica itinerante e la finalissima di Champions Juventus-Real. Inoltrata la richiesta, chiamata la band, chiesto lo schermo, preparato il discorso, la giunta il 23 maggio ci ha negato la piazza, perché non può considerarsi un’iniziativa elettorale, indicandoci come alternativa gli impianti sportivi». «L’iniziativa proposta dura dalle 14 all’1.30, compresi i tempi di allestimento», replica il Comune, «il discorso elettorale è previsto solo per un quarto d’ora, dalle 20.30 alle 20.45. La manifestazione non può essere considerata politico-elettorale, è quasi solo ricreativa e per iniziative di questo tipo ci sono gli impianti sportivi».
Metterci la faccia. Luigi Gasparini denuncia il richiamo della polizia locale: aveva affisso la sua faccia sulla bacheca storica del Partito comunista, sotto i portici in piazza Martiri: ma non si può fare propaganda fuori degli spazi consentiti. «Segnalazione arrivata da un avversario, ma mi adeguo», dice lui. E il candidato della sinistra ha così affisso un cartellone con scritto: «Se non si può fare propaganda diretta, noi la facciamo indiretta». Con la faccia di Renzi, Salvini e Grillo: «Il primo non voterebbe Gasparini», scrive, «il secondo lo espellerebbe, il terzo lo manderebbe a fan...». Poi quella di Berlinguer: «Lui lo voterebbe».
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