Lavorò con l’amianto, muore in un mese

La diagnosi, appena poche settimane fa, di mesotelioma pleurico: Mario Camuffo faceva il saldatore a Porto Marghera



Stroncato in un mese dopo una diagnosi terribile. Ed ora i parenti - ma anche lo Spisal - chiede la verità su come abbia contratto la malattia che lo ha portato alla morte in brevissimo tempo.

Mario Umberto Camuffo, ex operaio saldatore di Marghera è morto a 80 anni, stroncato in poco più di un mese da un mesotelioma pleurico, il terribile tumore dell’amianto e ora la famiglia e anche lo Spisal - il servizio di prevenzione e igiene sicurezza nei luoghi di lavoro - chiedono chiarezza su cosa ha provocato questa patologia che purtroppo non lascia scampo.

L’uomo abitava con la moglie Anna in piazza Mercato in centro a Marghera al civico 30. A raccontare cosa è successo, è il figlio del pensionato defunto, Alessandro. «Mio papà- spiega Alessandro Camuffo - ha lavorato fino agli anni Novanta, prima di andare in pensione, per diverse aziende, tante delle quali nell’area di Porto Marghera. Ha lavorato prevalentemente come saldatore, ed era frequente per lui venire in contatto con ambienti materiali o lavorazioni collegate all’amianto. Abbiamo scoperto la sua malattia poche settimane fa e nel giro di poco più di un mese mio papà purtroppo è morto».

Il mesotelioma pleurico è un tumore raro che colpisce il mesotelio, il sottile tessuto che riveste la gran parte degli organi interni. La forma più frequente è quella che colpisce la pleura, il mesotelio che riveste i polmoni e la parete interna del torace. Il più importante fattore di rischio per il mesotelioma, è rappresentato dall’esposizione all’amianto: la maggior parte di questi tumori riguarda infatti persone che sono entrate in contatto con questa sostanza, a casa o sul posto di lavoro, o che vivono con persone che la lavorano.

L’amianto è un minerale che, per la sua particolare resistenza al calore, è stato in passato ampiamente utilizzato per le coperture e l’isolamento di tetti (eternit), navi e treni; nell’edilizia (tegole, pavimenti, vernici). E poi: nelle automobili cioè nelle componenti meccaniche e vernici. «Nei giorni scorsi – spiega il figlio, Alessandro Camuffo – lo Spisal ha chiesto all’ospedale la documentazione clinica per capire ed avere chiarimenti sulla morte di mio papà. Come famiglia anche noi vogliamo che sia fatta chiarezza».

Mario Umberto Camuffo lascia la moglie Anna, i figli Alessandro e Emanuele. Un momento di commiato civile in suo ricordo si terrà domani, martedì 9 ottobre, al cimitero di Marghera alle 11. —



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