Lavoro a S. Stefano Formazione in corso per gli interinali
Domeniche e festività, il Comune deciso a fare tutto il possibile per definire un calendario etico. Mentre il Carrefour di Marcon non ha ancora sciolto le riserve sull'apertura-chiusura di Santo Stefano, una dipendente racconta che in questi giorni le hanno chiesto di fare formazione a lavoratrici interinali. «Da qui possiamo solo intuire che vogliano aprire, ma ancora non sappiamo nulla» commenta.
L'assessore con delega al commercio Renato Boraso torna intanto a ribadire la volontà del Comune in materia. «Siamo contenti che la Regione abbia deciso di organizzare un tavolo etico», spiega, «anche noi per parte nostra convocheremo un tavolo con le grandi realtà commerciali che accerchiano Mestre e che, ricordiamo, sono anche alcune delle più grosse del Veneto. Dopo l'Epifania ci troveremo per discutere: abbiamo già ricevuto le adesioni della maggior parte dei grossi centri, questa è la volontà del sindaco». Prosegue: «Chiaro che tutto ciò che la Regione fa, va nella direzione di avere un calendario etico concordato, ed è altresì evidente che il sindaco metropolitano non può indicare la strada per la regione intera, ma ci mettiamo del nostro». Il Carrefour, intanto, a Portogruaro terrà aperto nonostante il centro commerciale Adriatico 2 sarà chiuso e a Marcon non ha ancora comunicato ai lavoratori le sue intenzioni. Di fatto, il centro commerciale Valecenter all'interno del quale l'iper si trova, abbasserà le serrande. «Siamo amareggiati dall'atteggiamento del Carrefour» precisa Boraso, «da un mese la direzione ha ricevuto le telefonate mie e dell'ufficio del sindaco. L’ultimo contatto propria questa sera (ieri, ndr): non è emersa alcuna volontà d’intesa e accordo, anzi».
Oggi al Carrefour di Marcon, giornata di assemblea dei lavoratori, convocata dai sindacati. «È auspicabile che la Regione si muova», commenta il direttore veneto di Confesercenti, Maurizio Franceschi, «assieme ai sindaci capoluogo di provincia in testa, in particolare il sindaco Luigi Brugnaro, ben sapendo che si parte da una legge liberista, che non pone vincoli: se i giganti della grande distribuzione vogliono, possono fare il bello e il cattivo tempo. La legge di modifica del decreto Monti giace in Parlamento». Prosegue: «Per questo serve un lavoro persuasivo, che solo chi gestisce il potere pubblico può avanzare verso la grande distribuzione in collaborazione con le associazioni di categoria, le organizzazioni sindacali e i soggetti a vario titolo coinvolti. Un pressing orientato a trovare delle regole e stilare un calendario che tenga conto delle tradizioni, delle ricorrenze religiose e laiche. Tutto questo dovrebbe portare ad arrivare a un tetto di sei, dodici, ventiquattro aperture domenicali e festive, fermo restando che per me le domeniche di chiusura potrebbero essere anche cinquantadue».
Conclude: «Ricordiamo poi che l'attuale liberismo favorisce la grande distribuzione ma anche i piccoli negozi abituati a non avere regole e che non rispettano la comunità nella quale insistono».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia