«Lavoriamo per mantenere le famiglie»

I venditori ambulanti: siamo i primi ad avere paura. Il responsabile della comunità senegalese: vogliamo la sicurezza
Di Giovanni Cagnassi

JESOLO. Camminano con la loro mercanzia sulle spiagge già baciate dal sole. I venditori abusivi non se la passavano troppo bene prima, quando i controlli sono stati intensificati per motivi di ordine pubblico soprattutto in spiagge come Jesolo, figuriamoci adesso che si parla addirittura di allarme terrorismo e vengono indicati quali potenziali kamikaze con cintura esplosiva da giornali autorevoli come il tedesco Bild. L’allarme terrorismo sulle spiagge italiane e spagnole, lanciato dal giornale tedesco più letto e autorevole ha lasciato comunque il segno, anche se liquidato come una “bufala” dalla maggior parte degli operatori del turismo, sindaci, politici.

In questi giorni i venditori extracomunitari si vedono solo nelle ore più calde, poi sabato e domenica arrivano in massa, oltre un centinaio solo a Jesolo che è la più battuta nella bassa stagione. Ma ci sono un po’ in tutte le località balneari, in attesa della stagione piena quando raddoppieranno, triplicheranno, dediti a ogni genere di vendita, sulla spiaggia o le strade e piazze. Poi ci sono anche gli stranieri che vengono a lavorare stabilmente nelle strutture ricettive, circa 1500 a Jesolo solo dal Bangladesh in ogni stagione estiva.

I venditori sull’arenile si schermiscono se gli chiedi qualcosa che non sia sugli oggetti in vendita, ma poi sorridono: «Noi siamo qui per lavorare, per mantenere le nostre famiglie, il resto non ci interessa e abbiamo paura anche noi». Poche parole e si allontanano, perché la questione li coinvolge indirettamente per la loro religione, li mette in difficoltà e in cattiva luce, e si aggiunge al fatto che sono spesso irregolari e vendono illecitamente. Non piace a questi giovani, per lo più senegalesi o comunque dell’Africa nera, poi del Bangladesh e ancora marocchini e nordafricani, l’atmosfera che si è venuta a creare. Non è buona neanche per gli affari. «I primi ad aver paura siamo noi», dice Moustafà Ndiay, responsabile della comunità del Senegal, cittadino italiano, membro della consulta regionale dell’immigrazione, «è terribile quanto sta accadendo, gravissimo. Già ci sono stati episodi cruenti come in Tunisia e accendere altre paure non fa bene a nessuno. Chi viene qui cerca solo di lavorare, di sopravvivere. Tutti noi che viviamo qui da anni stiamo lavorando con le nostre comunità per affrontare il terrorismo esattamente come state facendo voi in Italia e in Europa. La sicurezza è un bene di tutti. Non crediamo che possano esserci fondati allarmi sulle spiagge che sono luoghi pericolosi al pari di qualunque altro luogo».

Sinistra, con Salvatore Esposito, da sempre impegnata nell’integrazione degli extracomunitari e migranti, punta il dito contro Bild: «Questo è terrorismo, allarmare la gente, alimentare altri odi e soprattutto sospetti tra la gente, i tedeschi in questo caso o altri che possano essere stati raggiunti in modo diretto e indiretto dal messaggio lanciato».

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