Lavori in via Roma, assolto il Comune

Spinea. Raniolo annuncia: «Ora querelerò il tecnico esterno». Per la Corte dei Conti non c'è stato spreco. Bacchettato il procuratore
SPINEA. Nessuno spreco di denaro pubblico è dimostrabile nelle scelte del Comune per il progetto della messa in sicurezza di via Roma - per una spesa di circa 600 mila euro - che negli anni scorsi ha visto, tra gli altri interventi, la posa del porfido davanti al municipio, la pista ciclabile della Fossa, l'illuminazione. La recente sentenza della Corte dei Conti non solo assolve Mario Raniolo e Claudio Vianello, rispettivamente dirigente e geometra comunali, ma bacchetta anche il procuratore generale Alberto Mingarelli.


La tirata di orecchie riguarda la nomina del Consulente tecnico unico (Ctu), Lorena Pigozzo, che aveva il compito di valutare l'operato del Comune. Secondo la Corte la scelta doveva essere fatta con «maggiore ponderatezza» non solo perché la sua nomina «risulta non adeguatamente giustificata» visto che nella nomina non è nemmeno specificata la laurea posseduta, ma soprattutto perché la Pigozzo «ha lavorato con uno dei convenuti, quale dipendente del Comune di Spinea». E a detta delle testimonianze, i rapporti tra Raniolo e la Pigozzo non erano dei migliori. «Ora intendo querelare la Pigozzo - attacca Raniolo - che non poteva essere incaricata di questo ruolo». L'inchiesta del procuratore era partita su segnalazione del consigliere comunale dell'Ulivo Silvano Checchin che chiedeva di far piena luce sulla vicenda. Il procuratore, nella sua relazione, aveva sostenuto che il danno per il Comune era stato, in totale, di oltre 28 mila euro. In particolare Raniolo era stato accusato di aver affidato ad un professionista esterno (il geometra Luca Pranovi di Vigonovo) la direzione dei lavori e della sicurezza, al costo di 25 mila 700 euro.


Ricorrendo ad un tecnico interno la spesa sarebbe stata di 2.380 euro. Perché rivolgersi ad un esterno? In Comune non c'erano tecnici a disposizione e quindi - motivava Raniolo - non c'era via d'uscita all'incarico esterno per un progetto simile. L'altra questione sollevata dal procuratore riguardava la correspensione indebita dei compensi per la progettazione esecutiva, affidata a Raniolo e al suo staff, che sarebbe stata eccessiva. La sentenza della Corte ribalta il punto di vista. Sostenendo (per la prima questione) che, accertato che il comune non aveva le forze per seguire la direzione dei lavori, è stato «legittimo il ricorso all'incarico esterno». «L'affidamento della direzione dei lavori all'ufficio tecnico - recita la sentenza - avrebbe impedito lo svolgimento di altri compiti istituzionali». E che (per la seconda questione) il compenso attribuito a Raniolo è, in base alla normativa vigente, del tutto congruo: non c'è stato quindi danno erariale.

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