Lavoratori in nero, chiuse sei aziende

Martellago. L’operazione condotta dai carabinieri ha portato alla denuncia di 14 imprenditori e a multe per 85 mila euro
Di Alessandro Ragazzo
BOJON DI CAMPOLONGO M.RE (Venezia): Controlli della G.d.F. presso laboratori manufatturieri gestiti da cinesi 24/01/2003 © Light Image studio Mion
BOJON DI CAMPOLONGO M.RE (Venezia): Controlli della G.d.F. presso laboratori manufatturieri gestiti da cinesi 24/01/2003 © Light Image studio Mion

MARTELLAGO. Ancora laboratori tessili non in regola, misure di sicurezza che non esistono, norme antincendio non rispettate. E lavoratori in nero, anche in agenzie immobiliari e negozi di abbigliamento gestiti da titolari italianissimi. Un’operazione a livello provinciale condotta dai carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Venezia assieme ai colleghi di Martellago ha portato alle denuncia di 14 imprenditori, e alla chiusura di sei aziende a cui viene contestato il ricorso al lavoro nero, l’impiego di manodopera clandestina e le violazioni delle norme per prevenire gli infortuni.

Dopo una lunga indagine dei carabinieri, nei giorni scorsi sono scattati i provvedimenti. Il tutto è partito da Martellago, dove gli inquirenti hanno eseguito un controllo in una ditta di Olmo, paese dove già in passato sono emersi laboratori irregolari. La fabbrica in questione, dove si confezionano capi d’abbigliamento, è gestita da un cittadino cinese di 60 anni, H.Q., ben noto alle forze dell’ordine. Un laboratorio gestito sempre da lui è stato chiuso poche settimane fa a Mirano. I carabinieri hanno voluto capire se tutto fosse in regola, partendo dalla sicurezza e proseguendo con la salute e l’igiene dei luoghi di lavoro. All’interno sono stati trovati 9 operai: 8 lavoravano in nero, e di questi 2 erano clandestini. Ma non finisce qui. Approfondendo i controlli, i carabinieri hanno pure scoperto che la ditta non aveva un sistema antincendio, era priva del certificato d’idoneità dell’impianto elettrico, e il personale non aveva la più pallida idea di cosa fare per prevenire gli incidenti: in pratica non aveva alcuna formazione in tema di sicurezza. Violazioni gravi, tanto da indurre i militari a denunciare il 60enne alla Procura per aver impiegato manodopera clandestina e per aver omesso gli interventi in materia di sicurezza. Non solo, l’attività è stata sospesa per la presenza di addetti non in regola (oltre il 20 per cento rispetto alla forza lavoro trovata). «Si deve debellare questo fenomeno», dice il sindaco di Martellago Monica Barbiero, «che porta solo alla schiavitù delle persone».

Ma non c’è solo Martellago, e soprattutto non ci sono solo laboratori cinesi. Sono state sospese sei aziende, di cui quattro italiane. Si tratta di due agenzie immobiliari e due negozi di abbigliamento, dove i lavoratori in nero erano più del 20% del personale assunto. Sono stati controllati in tutto 25 lavoratori, trovando due clandestini e 10 persone in nero. Sono state contestate multe per un importo totale di 85 mila euro.

«Bisogna risalire la filiera al contrario per capire da chi arrivano queste commissioni», sostiene il segretario della Filctem Cgil Riccardo Colletti, «e iniziamo a sequestrare la merce per capire chi c’è dietro. E poi si facciano i nomi delle aziende, grandi o piccole che siano, che alimentano questo mercato. È sbagliato bruciare gli articoli, diamoli piuttosto a chi lavora in regola per premiare gli onesti. Nessuno vuole fermare le imprese straniere, ma devono essere in regola».

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