«L’avevo denunciato otto volte» Stalker jesolano, la Comi si sfoga

L’eurodeputata adesso aspetta il processo: non posso parlare prima, ma a farlo sono i fatti L’imprenditore Giovanni Bernardini l’ha pedinata e molestata per un anno, fino all’arresto 
JESOLO. «Con otto denunce alle spalle e un provvedimento per tenerlo lontano, credo non ci sia da stupirsi per quanto accaduto». L’eurodeputata di Forza Italia, Laura Comi, non ci sta a un ribaltamento dei ruoli come se fosse lei il carnefice che ha rovinato la vita a una vittima inconsapevole Giovanni Bernardini, accusato di stalking e arrestato nei giorni scorsi a Lecco. L’imprenditore jesolano di buon mattino si era recato in Lombardia partendo da Jesolo per consegnare un anello con brillante alla donna di cui si era invaghito in modo ossessivo.


Quella corte insistente, senza freni, diventata una fissazione, durava da un anno. Proprio a Lecco si teneva una partita di beneficenza delle parlamentari alla quale partecipava anche l’eurodeputata. Lui aveva pianificato tutto dalla mattina, impostando il navigatore fino allo stadio dove avrebbe consegnato il simbolo del suo amore incontenibile, ma non corrisposto.


Il tribunale di Busto Arsizio aveva spiccato un provvedimento che gli vietava di avvicinarsi a meno di 500 metri. Ormai identificato dalla polizia presente all’evento, che aveva raccolto una serie di informazioni su di lui e lo conosceva attraverso le foto di Facebook, è stato bloccato e arrestato prima che si avvicinasse alla donna.


Ora si attende l’udienza di convalida dell’arresto. Lui, Bernardini, non ha ancora potuto dire nulla. Si è messo in contatto con i familiari, pare abbia negato inizialmente, poi minimizzato. «Io non posso ancora parlare e attendiamo il processo», ha detto la 34enne Laura Comi, «certo ci sono le mie otto denunce e quel provvedimento restrittivo che non ha rispettato e credo sia sufficiente per capire».


È lei la vittima di quello che non poteva più essere considerato un semplice “ammiratore”. Imprenditore di 47 anni, laurea in Economia, studi liceali, Bernardini è titolare di un’azienda agricola, la Val d’Argento, in via Roma sinistra.


È stato anche vicino alla politica, candidato di Sel alle elezioni amministrative di Jesolo nel 2012, ma da indipendente. Una persona appassionata di energie rinnovabili e ambiente, la figura sulla quale il partito di sinistra aveva puntato, ma fermandosi a 200 voti non era entrato neppure in Consiglio. La sorella, Silvia, è invece nella maggioranza di centrodestra nella cittadina di Musile.


Come Bernardini abbia conosciuto l’eurodeputata non è ancora chiaro e verrà senz’altro fuori durante il processo. Forse un viaggio a Roma legato alla sua passione per l’agricoltura biologica, magari un convegno o assemblea politica e poi l’incontro fatale che lo ha scombussolato a tal punto da perdere la testa completamente fino al suo arresto.


Lo scambio di opinioni, poche parole, poi i social, Facebook, dal quale aveva condiviso anche i messaggi contro la violenza sulle donne. Gli investigatori parlano di un anno fatto di pedinamenti, messaggi continui, telefonate in una vita praticamente parallela di Bernardini organizzata nella ricerca di un contatto con la donna. Poi la fine di un sogno, per lui, e di un incubo per la 34enne allo stadio di Lecco, dove la polizia lo ha bruscamente svegliato da quella ossessione che lui non aveva riconosciuto come tale, stupito e addirittura irritato dalla visione degli uomini in divisa che lo spingevano in auto verso il carcere. Aveva superato quei 500 metri, non la distanza incolmabile dell’amore mai nato.


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