«Lavaggi più frequenti e zone a traffico limitato»
MARGHERA. Lavaggi più frequenti delle strade e interventi sul traffico, ipotizzando anche la chiusura parziale di alcune singole zone. E’ questa l’idea di Gianfranco Bettin, storico ambientalista, già assessore all’Ambiente e oggi presidente della Municipalità di Marghera per cercare di limitare i livelli di polveri sottili in città. «È chiaro che c’è bisogno di un intervento che sia almeno a livello regionale, perché il problema delle polveri sottili riguarda tutta la pianura padana», dice Bettin, «ma qualcosa a livello locale si può fare, a partire da un piano di interventi efficace, che al momento mi pare non ci sia, anche se qualcosa si sta facendo».
Prendiamo il caso di via Beccaria, dove la centralina Arpav ha registrato già 38 sforamenti - il limite è 35 - della concentrazione massima di pm10 e dove sono stati registrati già 12 superamenti di biossido di azoto, inquinante generato a seguito di processi di combustione: il traffico è stato individuato dagli esperti come quello che contribuisce maggiormente all’aumento dei livelli di biossido d’azoto nell’aria. Non è un caso che valori così alti siano stati registrati solo in via Beccaria.
«Su via Beccaria convergono gli automobilisti che arrivano da via Trieste, e poi dalla Romea, dalla tangenziale e dall’autostrada», dice Bettin, «quindi è una delle strade più esposte, ma sono sicuro che se la centralina venisse spostata di alcune centinaia di metri non cambierebbe nulla, perché lo smog prodotto da queste arterie grava su tutta l’area». Come intervenire? «Limitare, in alcuni giorni, il passaggio ai soli residenti o in alternativa, misura più morbida, separare il traffico di chi si sposta verso le aree commerciali da quello di chi deve entrare in centro a Marghera». Una soluzione che, in coppia con i lavaggi stradali, secondo il presidente della Municipalità, potrebbe aiutare ad alleggerire la concentrazione di polveri sottili. Il blocco del traffico, secondo Bettin, non deve essere visto come un tabù, ma come una possibilità, se pure estrema.
«Ma se i Comuni non si attrezzano, qualora dovesse essere necessario, non saprebbero come intervenire: un po’ come il Piano Neve, che si applica rare volte, ma che permette di non farsi trovare impreparati». Altra ipotesi, di cui si ragiona da tempo, riguarda le barriere verdi lungo la tangenziale, o negli interstizi delle strade, e l’ampliamento del bosco di Chirignago - si chiama così anche se a Chirignago non è - lungo la Romea. «Misure che», aggiunge il presidente della Municipalità, «permetterebbero di fronteggiare le polveri».
Francesco Furlan
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